Brescia, 10 luglio 2024 - Riaprire il processo, accogliendo una o più possibili prove, o confermare l'ergastolo. Si saprà alle 14, minuto più o minuto meno, cosa decideranno i giudici della Corte d'appello di Brescia in merito all'istanza di revisione presentata da Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba dell'11 dicembre del 2006 e che causò quattro morti tra cui un bambino di due anni mentre una quinta persona riuscì a sopravvivere.
L’udienza per la revisione
All’udienza di oggi (iniziata con un’ora di ritardo), infatti, la Procura generale – nella persona di Guido Rispoli – ha annunciato subito di non aver intenzione di replicare. Dopo aver illustrato tutti gli argomenti che sono già negli atti, ritiene che a un anno e quattro mesi dall'inizio delle udienze sia l'ora di sentire la parola del giudice. Anche tutte le parti si sono associate. La corte si è ritirata in camera di consiglio per decidere se aprire il dibattimento in base alle prove esistenti oppure non accoglierne nessuna. Il presidente Antonio Minervini si è ritirato in camera di consiglio. La decisione è attesa non prima delle 14, quando si saprà dunque se per Olindo Romano e Rosa Bazzi si potrà riaprire il processo o no.
I giudici potrebbero uscire dalla camera di consiglio con una dichiarazione di inammissibilità, quindi confermando la sentenza di condanna, oppure disporre nuove prove, come chiesto dalla difesa, e aprendo di fatto un nuovo capitolo giudiziario di uno dei romanzi “neri” più dibattuti della storia italiana.
Olindo Romano: “Io ci spero davvero”
"Io ci spero davvero nella revisione". In una pausa dell'udienza a Brescia, l'ex netturbino Olindo Romano ha rivelato ai suoi legali di credere in un nuovo processo per lui e la moglie Rosa Bazzi - condannati all'ergastolo per la strage di Erba - sul quale stanno ora decidendo i giudici in camera di Consiglio. La decisione sarà nota dopo le 14 e il pg di Brescia Guido Rispoli, rinunciando alle repliche, ha ribadito la richiesta di inammissibilità delle istanze di revisione dei coniugi condannati per la strage di Erba e del sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser.
I 4 morti
Quel pomeriggio di 18 anni fa, secondo tre sentenze di condanna, Olindo Romano e Rosa Bazzi uccisero nella corte di via Diaz Raffaella Castagna, sua madre Paola Galli, suo figlio Youssef di due anni e la sua vicina di casa Valeria Cherubini che si trovava sul pianerottolo assieme al marito Mario Frigerio.
Il caso è riapprodato in un'aula di giustizia, davanti alla Corte d'Appello di Brescia, su sollecitazione di tre istanze, una del sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser e due dei legali dei coniugi.
Le tre istanze
Obiettivo: mettere in discussione la "trinità” delle prove che hanno retto fino alla Cassazione. La confessione, poi ritrattata, di Olindo e Rosa che spiegarono la mattanza come un "regolamento di conti” per dissidi condominiali, la testimonianza di Mario Frigerio dell'unico sopravvissuto, grazie a una malformazione della carotide e la prova scientifica individuata nella traccia di sangue sul battitacco dell’auto di Olindo attribuita a Valeria Cherubini.
Le udienze
Quella di oggi è la terza udienza. Nella prima, datata 1 marzo, la Procura Generale con Guido Rispoli e Domenico Chiaro ha chiesto di dichiarare inammissibili le tre istanze sostenendo che ci sia "una cascata di prove" a carico degli imputati, impossibili da ribaltare per la loro solidità.
Il 16 aprile la difesa ha illustrato queste presunte nuove prove basate anche su inedite consulenze: la traccia sul battitacco di Olindo non esiste perché agli atti non c’è la conferma del luminol.
Le confessioni di Rosa e Olindo furono fatte per le pressioni e le promesse di trattamento favorevole da parte degli inquirenti che le “estorsero” a due persone di conclamata fragilita' psichica, ai limiti con la capacita' di intendere.
La testimonianza di Mario Frigerio non fu genuina, il suo va considerato "un falso ricordo" determinato anche dal monossido di carbonio sprigionato dall'incendio dopo l'eccidio. Infine la difesa vorrebbe in aula i "nuovi testimoni" tra i quali un ex carabiniere secondo il quale mancano numerose intercettazioni e un nordafricano che paventa la vendetta di un gruppo di spacciatori contro Azouz Marzouk per questioni legate allo spaccio di droga.