Papa Ratzinger aveva fame di bellezza e di Mistero

Lo chiamavano il mastino, ma ha conquistato i cuori con la sua delicatezza. Il segno di papa Benedetto XVI sulla Chiesa e sul mondo è stato questo, la delicatezza

Lo chiamavano il mastino, ma ha conquistato i cuori con la sua delicatezza. Il segno di papa Benedetto XVI sulla Chiesa e sul mondo è stato questo, la delicatezza. Che è una caratteristica dello spirito, educato da musica e letture certamente, ma soprattutto da una attitudine alla finezza dinanzi alla abissalità del Mistero. Chi ha senso del Mistero infatti ha senso della delicatezza. Perché nulla come il Mistero abissale dell'Incarnazione – studiato con chiarezza e passione nei tre tomi dedicati a Gesù – induce alla comprensione della abissalità della condizione umana. E di questo papa Benedetto si è occupato, nei suoi studi, con una speciale attenzione all’arte.

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Papa Ratzinger (Ansa)
Papa Ratzinger (Ansa)

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Ne ho avuto testimonianza diretta in alcuni incontri che ha voluto riservare a un numero ristretto di artisti di tutto il mondo. In quelle e in altre occasioni, Ratzinger ha sottolineato il valore della bellezza nella esperienza umana e cristiana, rifuggendo – nel segno di Agostino – qualsiasi idealizzazione della bellezza come pura e disincarnata. Insisteva sul fatto che nella figura di Cristo patiens, sofferente, si incontravano qualcosa di orribile, il dolore del giusto, dell’innocente, ma anche "il più bello tra i nati di donna". La delicatezza più grande, più alta intatti è considerare che la bellezza non può esser separata dalla considerazione della esperienza del dolore. Sarebbe una bellezza insopportabile, disumana. È desiderio della resurrezione, non paradiso in terra. In quegli incontri, a cui partecipavano da Aarvo Pärt a Bill Viola, Ratzinger sottolineava con decisione il valore e l’importanza dell’arte, sulla scia del suo amato predecessore, il papa poeta Giovanni Paolo II e prima di Paolo VI. La sua decisione e delicatezza hanno dato un impulso al cammino che deve proseguire nel rapporto tra Chiesa e arti contemporanee. La sua delicatezza è quella del mastino d’infinito, di chi ha fame di Mistero.

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