Mercoledì 6 Novembre 2024
VALERIA PANZERI
Cronaca

Ozempic, dalle polemiche contro i vip all’ultima frontiera: “Curerà l’Alzheimer”

Studio statunitense suggerisce un ulteriore utilizzo "off label" per il farmaco antidiabetico usato dalle star. “Proteggerebbe dalla neurodegenerazione e neuroinfiammazione" legate alla malattia

Ozempic

Ozempic

Milano, 24 ottobre 2024 – Al grande pubblico è maggiormente noto come il farmaco dimagrante delle star più che per il suo impiego primario, ovvero il trattamento di adulti affetti da diabete mellito tipo 2, non adeguatamente controllato. Ma il raggio d'azione dell'Ozempic potrebbe ulteriormente allargarsi, anche se sono gli stessi ricercatori forieri della scoperta a invitare alla cautela. Un team di scienziati della Case Western Reserve School of Medicine di Cleveland, negli Usa, ha infatti osservato che la semagludide - principio attivo dell'Ozempic e della sua versione anti-obesità Wegovy* - nelle persone con diabete di tipo 2 ridurrebbe significativamente il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.

La scoperta

Il farmaco antidiabetico che spopola in mezzo mondo e la forma più diffusa di demenza, che allarma per i suoi numeri in continua crescita e il suo impatto sanitario e sociale: Ozempic vs Alzheimer, questa la sintesi. Stando ai risultati di uno studio a stelle e strisce – finanziato dai National Institutes of Health (Nih) americani e pubblicato su 'Alzheimer's & Dementia', rivista dell'Alzheimer's Association – Ozempic ridurrebbe il rischio di Alzheimer nei diabetici. Il gruppo guidato da Rong Xu, docente di informatica biomedica, ha analizzato 3 anni di cartelle cliniche elettroniche di quasi 1 milione di pazienti statunitensi con diabete di tipo 2.

Utilizzando un approccio statistico che simula un trial clinico randomizzato, i ricercatori hanno osservato che "i pazienti a cui era stato prescritto semaglutide avevano un rischio significativamente inferiore di sviluppare la malattia di Alzheimer, rispetto a chi aveva assunto uno qualsiasi di altri 7 antidiabetici. Risultati che sono apparsi "coerenti nei diversi sottogruppi", validi qualunque fosse "lo stato di obesità, il sesso e l'età".

Lo studio

Secondo Xu il nuovo studio fornisce "prove concrete" del possibile impatto della semaglutide sull’Alzheimer, anche se già "la ricerca preclinica ha suggerito che potrebbe proteggere dalla neurodegenerazione e dalla neuroinfiammazione", ricorda l'autore che dirige anche il Center for Ai in Drug Discovery della Facoltà di Medicina dell'ateneo di Cleveland, ed è membro del Cancer Genomics Epigenomics Program presso il Case Cancer Comprehensive Center. Gli scienziati, però, sono i primi ad invitare alla cautela: "I limiti dello studio impediscono di trarre conclusioni causali definitive. Altre ricerche sull'uso del farmaco dovranno essere ulteriormente esaminate attraverso studi clinici randomizzati – suggerisce Xu –  così che terapie alternative possano essere testate come potenziale trattamento per questa malattia debilitante" qual è l'Alzheimer”. Un atteggiamento prudente, giustificato anche dalla fortissima eco mediatica che interessa Ozempic, oggetto di numerosi studi, riconoscimenti e polemiche. In una cornice, spesso, contraddittoria. 

Da cura antidiabete a farmaco dei vip

Ozempic, nome commerciale della semaglutide, sviluppata dall'azienda farmaceutica danese Novo Nordisk, ha ormai la fama di essere un medicinale “miracoloso” per perdere chili di troppo. Ma il suo primo obiettivo era un altro. Facendo parte della famiglia degli Agonisti GLP-1 - farmaci che mimano l’azione di un ormone naturale, il “glucagon-like peptide-1” (indicato con la sigla GLP-1) - hanno lo scopo di trattare il diabete di tipo 2. Come chiarisce anche Aifa: “Ozempic (semaglutide) è indicato in Italia per il trattamento di adulti affetti da diabete mellito tipo 2 non adeguatamente controllato in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico. Ogni altro utilizzo, inclusa la gestione del peso, rappresenta un uso off-label e attualmente mette a rischio la disponibilità di Ozempic per la popolazione indicata”.

Ed è proprio dalla scarsa disponibilità del farmaco, che dobbiamo ripartire per completare la narrazione. L’impiego di questi preparati anti-diabete anche per la perdita di peso nasce dal fatto che essi hanno (inoltre) la capacità di rallentare lo svuotamento gastrico in seguito all’assunzione di cibo e ridurre l’appetito mediante l’invio di segnali di sazietà al cervello. Inutile dire che, quando nei test clinici e nell’impiego tra la popolazione, sono stati notati questi effetti, alcuni medici hanno iniziato a prescrivere l’Ozempic come rimedio contro l’obesità.

Prescrizioni off label

Si tratta dunque di una declinazione “off label”: ovvero prescrivere un farmaco per trattare problemi di salute diversi da quelli per cui era stato sviluppato in origine il principio attivo. Pratica riconosciuta in ambito medico. Considerando che l’obesità, nei paesi occidentali, impatta seriamente sulla salute e sul sistema sanitario, era inevitabile che la tentazione fosse di attingerne a piene mani. Senza considerare l'interesse nato anche nel nutrito esercito di non obesi (cioè le persone con indice di massa corporea inferiore a 30.0 kg/m2) semplicemente desiderose di perdere qualche chilo. Una sorta di canto di Sirene al quale, per molti, è parso impossibile resistere. Complice anche la pubblicità che personalità di rilievo come Elon Musk hanno, indirettamente regalato ai farmaci in questione. Il tycoon ha infatti dichiarato di aver perso più di 10 chili a seguito dell'assunzione di semaglutide.

L’altro farmaco anti-obesità

Ed è così che anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha recepito la valutazione positiva dell’Agenzia Europea dei Farmaci (EMA) per semaglutide, approvando il farmaco anche per questa ulteriore indicazione (ovvero la lotta all’obesità). Oggi, in commercio, col nome di Ozempic, abbiamo il farmaco per il trattamento del diabete di tipo 2; mentre col nome di Wegovy quello per l’obesità. Veniamo dunque a uno dei tasti dolenti: per trattare l’obesità la dose consigliata è più alta rispetto al trattamento del diabete, motivo per il quale le risorse spesso scarseggiano, mettendo a rischio il trattamento per i diabetici.

Effetti collaterali

E’ bene ricordare che questi farmaci vanno sempre assunti sotto controllo medico. Sono infatti stati segnalati diversi effetti collaterali, soprattutto nelle persone che ne fanno uso per perdere peso. Dai più lievi quali nausea, vomito, diarrea e dolori addominali. Ma anche conseguenze più serie: ipoglicemia. nebbia mentale, aumento del ritmo cardiaco, perdita di capelli, alterazione del gusto, pancreatite acuta, problemi biliari e – più raramente – costipazione grave e ostruzione intestinale. I ricercatori hanno, in diversi contesti rammentato – inoltre –  che gli effetti avversi di semaglutide su persone sane (senza diabete di tipo due o obesità) non sono stati specificamente indagati.

I dubbi sull’utilizzo a lungo termine

Gli interrogativi a lungo termine sono molti: è stato notato che la maggior parte dei pazienti che assume queste farmaci smette spontaneamente dopo un paio di anni. Secondo le statistiche, quando interrompono l'assunzione di semaglutide riacquistano la maggior parte del peso perso durante il trattamento. Ci si chiede inoltre se nel lungo periodo la loro salute sia migliore rispetto a quella di chi invece non ha mai usato il farmaco e non è mai dimagrito.

Semaglutide, la "scoperta scientifica dell'anno"

Come, saggiamente, suggeriscono gli scienziati statunitensi che hanno scoperto un (ulteriore) possibile utilizzo di Ozempic – in veste di fattore protettivo contro la malattia di Alzheimer – un approccio di cautela e buonsenso verso questi farmaci di nuova generazione rappresenta, al momento, la soluzione più ragionevole. Ciò non significa negare il loro potenziale: non è un caso, del resto, se una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, Science, ha insignito la semaglutide come "scoperta scientifica dell'anno".