Variante inglese e lockdown totale: il dibattito tra virologi non si ferma

Galli: "Ho il reparto invaso dalle nuove varianti". Crisanti: "L'agenda non la decidono né i politici né gli esperti, la decide il virus". Ma Vaia: "Lockdown totale? Sempre stato contrario e lo ribadisco". Cossarizza: "Inutile chiudere tutto"

Andrea Crisanti (foto Ansa)

Andrea Crisanti (foto Ansa)

Milano, 16 febbraio 2021 - Non si arresta il dibattito tra gli scienziati sul lockdown, innescato dalle parole del consulente del ministro della Salute, Walter Ricciardi. Parole che hanno originato anche le prime tensioni nel governo Draghi (che domani sarà in Seanto per la fiducia).

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Massimo Galli

Massimo Galli (foto Ansa)
Massimo Galli (foto Ansa)

Oggi, a tornare sul tema delle restrizione è Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano: "Siamo tutti d'accordo che vorremmo riaprire tutto quello che si può aprire. Però guardi caso io mi ritrovo ad avere il reparto invaso da nuove varianti, e questo riguarda tutta quanta l'Italia e fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri. Questa è la realtà attorno alla quale è inutile fare ricami". "Le avvisaglie" di come sta evolvendo l'epidemia di Covid-19 nella Penisola "vengono guardando semplicemente un pochino al di là del nostro naso - ha detto l'esperto - vedendo che cosa è successo e sta succedendo negli altri Paesi europei, e considerando che ci sono queste nuove varianti, piaccia o no. Le varianti non ce le siamo inventate noi - ha precisato -. Le varianti ci sono e sono maggiormente contagiose, quindi vuol dire che hanno maggiore facilità a diffondersi in determinate condizioni che non sono situazioni da ritenersi sicure. Questo è molto spiacevole, ma è un dato di fatto. Non possiamo metterci a un tavolo e fare una trattativa politica o sindacale con il virus. Il virus segue le sue regole e le sue modalità di diffusione". Quanto alle polemiche nate dopo le dichiarazioni di Ricciardi, per Galli "è chiaro che chi, compreso il sottoscritto, vi dice che 'attenzione bisogna chiudere di più' può correre il rischio di esagerare nel fare queste affermazioni. Ma il rischio di esagerare, ahimè - ha ammonito l'infettivologo - è inferiore alla probabilità di avere purtroppo, per l'ennesiama volta, ragione".

Andrea Crisanti

Sulla stessa linea di Galli, come spesso accade, c'è Andrea Crisanti: "La variante inglese in 15 giorni passa dal 10% tranquillamente al 60-70%, con le conseguenze che abbiamo visto in Inghilterra con più di 2mila morti al giorno. Bisogna mettersi una cosa in testa: l'agenda non la decidono né i politici né gli esperti, la decide il virus. Finché non lo controlliamo, la realtà è questa e bisogna mettersi l'anima in pace". La variante Gb di Sars-CoV-2 spaventa per la sua maggiore trasmissibilità. Quanto ai dati che indicherebbero anche una maggiore letalità, Crisanti è più cauto: "Sulla letalità c'è ancora un dibattito, perché è molto difficile discriminare l'effetto sulla saturazione del sistema sanitario. Quando ci sono molti casi, chiaramente le persone vengono anche curate meno bene, quindi è molto difficile districare questo fattore confondente".

Francesco Vaia

Francesco Vaia (foto Imagoeconomica)
Francesco Vaia (foto Imagoeconomica)

Franceso Vaia, direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani di Roma, dice no al lockdown totale: ''Sono sempre stato contrario e lo ribadisco. Sì ad azioni chirurgiche circoscritte, interventi come quello scattato ad esempio in Umbria". Vaia ritiene valido l'attuale sistema dei colori: "E' inutile introdurre - afferma in un'intervista al Giornale - norme ancora più stringenti, basta il cambio di colore dove necessario. Indispensabile invece per rispettare le norme vigenti. Dico ai cittadini che questa libertà ce la dobbiamo guadagnare: non voglio più vedere assembramenti. Sì ai ristoranti aperti ma non facciamo i furbi. No ai tavoli affollati e che tutti indossino correttamente la mascherina. Dobbiamo essere più intelligenti del coronavirus''. A proposito delle varianti - prosegue - "a settembre qui nel Lazio s'era già affrontato la variante spagnola che circolava di più tra i giovani. Per la variante inglese nel Lazio sono stati identificati per ora soltanto 39 casi. Non dobbiamo per questo sottovalutare il rischio ma fare grande attenzione soprattutto tra i giovani perché sono loro con una vita più attiva che da asintomatici portano in giro il virus. Dobbiamo sempre evitare che infettino i più fragili''.

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