Mercoledì 24 Aprile 2024

L’Antitrust stanga Amazon: un miliardo di multa

"Favoriva il proprio servizio di logistica per le consegne". Il colosso insorge: la sanzione e gli obblighi imposti sono ingiustificati

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di Elena Comelli

Amazon entra di nuovo nel mirino dell’Antitrust italiana, stavolta con una multa record: un miliardo e 128 milioni di euro per abuso di posizione dominante. Dopo la sanzione del 23 novembre e quella del 26 novembre ad Apple e Google, l’Authority garante della giusta competizione torna a bacchettare il gigante del commercio elettronico, che oltre alla multa dovrà applicare una serie di misure per permettere a tutti i venditori indipendenti, presenti sui suoi siti, di operare ad armi pari. Il caso "è un esempio di coordinamento riuscito" tra la Commissione europea e l’Antitrust, commenta Bruxelles, rilevando la "stretta collaborazione" tra le due autorità "nell’ambito della Rete europea della concorrenza, per garantire la coerenza con le indagini in corso" a livello Ue. Amazon, che bolla la pronuncia come "ingiustificata e sproporzionate", annuncia da parte sua il ricorso ai giudici amministrativi del Tar.

La sentenza dell’Autorità guidata da Roberto Rustichelli arriva al termine di due anni e 7 mesi di indagini, in cui è stato accertato che Amazon discrimina alcuni venditori indipendenti, cui non ha sempre garantito un’adeguata visibilità. La penalizzazione avviene perché questi venditori non affidano ad Amazon alcuni servizi importanti, come la custodia dei prodotti in vendita, il loro imballaggio per la spedizione, la consegna ai clienti o la restituzione del pacco, nel caso il compratore sia insoddisfatto dell’acquisto.

Nelle sue deduzioni l’Antitrust osserva che i venditori, quando si affidano alla logistica di Amazon, beneficiano di almeno due corsie preferenziali. La prima è il sistema di consegna rapida Amazon Prime (7 milioni di abbonati nel nostro Paese), che consegna il pacco in uno o due giorni. La seconda è il pulsante che permette al cliente di completare l’acquisto con un solo rapidissimo clic. Se un venditore si serve della logistica di Amazon, può contare su un servizio molto migliore rispetto ai venditori fai-da-te e si mette così al riparo dai reclami dei clienti. Di conseguenza, acquisisce maggiore visibilità nelle pagine dei risultati proposti quando qualcuno cerca un prodotto. Così il cerchio si chiude perché, secondo l’Antitrust, "il 70% dei consumatori controlla unicamente le offerte mostrate nella prima pagina dei risultati, senza mai arrivare alla seconda pagina. Il 35% acquista il prodotto corrispondente al primo risultato e il 64% uno dei primi tre".

Ad aggravare la posizione di Amazon c’è la sua crescente forza commerciale. Se nel 2006 aveva solo il 10,5% del mercato italiano dell’e-commerce, nel 2015 era già al 55,3%. Amazon, inoltre, non è solo un distributore dei prodotti che altri vendono. Spesso vende lei stessa, in prima persona, e quindi può avere interesse a penalizzare degli indipendenti, se li percepisce come diretti concorrenti.

Per ripristinare "le condizioni concorrenziali nei mercati rilevanti", il garante della concorrenza ha imposto ad Amazon "misure comportamentali" sulla cui applicazione ci sarà un continuo monitoraggio. Replicando, il colosso di Jeff Bezos ha spiegato che "più della metà di tutte le vendite annuali su Amazon in Italia sono generate da piccole e medie imprese, e il loro successo è al centro del nostro modello economico". Tanto che "investiamo costantemente per sostenere la crescita delle 18.000 piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon e forniamo molteplici strumenti ai nostri partner di vendita, anche a quelli che gestiscono autonomamente le spedizioni". Da qui partiranno i ricorsi, che preludono a un lungo scontro a colpi di carte bollate.