Venerdì 19 Aprile 2024

La vera sfida è educare alle relazioni

Elena

Ugolini

Che cosa ha fatto scattare una violenza così cruda ed efferata nei confronti della propria docente? Perché proprio in classe, davanti ai compagni? Nessuna ragione può giustificare questa azione: un brutto voto, la paura dei debiti, lo spettro di un’estate rovinata, le attese deluse, il timore di un giudizio. Ci troviamo di fronte ad una situazione difficilmente interpretabile solo con la cronaca. L’idea che l’altra persona possa diventare un nemico da eliminare perché costituisce un ostacolo alla realizzazione di quel che ci serve, penso sia il punto della questione, a scuola come in un pronto soccorso. I problemi psicologici o le situazioni personali possono aggravare fino alla patologia questa posizione che non permette di vedere l’altro come un possibile alleato, come un amico.

Ha fatto bene il Ministro Valditara a far sentire la sua vicinanza andando subito in quella scuola ferita. È corretto mettere a disposizione strumenti giuridici per difendere i docenti, è importante poter ricorrere a degli specialisti come psicologi o psichiatri in caso di problemi, ma come agire nel quotidiano, nelle mille ore di scuola che viviamo con i nostri studenti perché si possa costruire ogni giorno, in ogni classe, una vera comunità di apprendimento? Una comunità che abbia come tratto dominante la ricerca della bellezza, del senso, della verità, della giustizia? Senza relazione significativa, senza educazione, non c’è istruzione. In questi mesi abbiamo ricordato due grandi educatori del Novecento, Luigi Giussani e don Milani, che lo hanno ripetuto fino allo stremo. Chi aiuta i docenti a capire "gli alunni" che hanno davanti? Chi li aiuta a costruire un luogo in cui l’apprendere sia percepito e vissuto come un bene?

Chi aiuta i genitori a stabilire un’alleanza educativa e non una relazione di pretesa con la scuola? Una cosa è certa, nessuno di noi può dare quel che non ha.