Mercoledì 24 Aprile 2024

La piccola Lola torturata e stuprata Fermata clochard, bufera sul governo

Pesanti accuse per la senzatetto arrestata per l’omicidio della 12enne. Francia sotto choc, è bagarre politica. La destra attacca Macron: "Sta zitto perché i sospettati sono algerini?". Poi parla Brigitte: delitto intollerabile

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di Giovanni Serafini

Assassinio, stupro, atti di tortura, occultamento di cadavere: sono i capi d’imputazione emessi dalla procura di Parigi per l’omicidio di Lola Daviet. Quattro accuse che disegnano il perimetro dell’orrore in cui si è consumato il martirio di Lola Daviet, 12 anni, strangolata e sgozzata venerdì scorso dopo essere tornata a casa da scuola. La sospettata numero uno è Dahbia B., 24 anni, di origini algerine: una sbandata senza fissa dimora, con precedenti psichiatrici. È stata arrestata sabato mattina all’alba a Bois-Colombes, nell’appartamento in cui era ospite di Amin K., 33 anni, che l’aveva "raccolta per strada" pochi giorni prima. Fermati per essere interrogati anche Friha B., sorella maggiore di Dahbia, e un uomo di 43 anni, Rachid N., accusato di avere aiutato la presunta assassina a nascondere il corpo. Tutti algerini: un gruppo di emarginati di banlieue che sono testimoni o protagonisti di un delitto incomprensibile.

Intanto è esplosa la polemica politica. L’estrema destra ha denunciato "il silenzio del governo" sull’assassinio, che non è – ha twittato Marine Le Pen – "un semplice fatto di cronaca nera: un giorno bisognerà non solo trovare i colpevoli dei crimini, ma fermare le folli politiche che li rendono possibili". Polemico anche Eric Zemmour, che citando i nomi dei 6 algerini arrestati (ma quattro sono già stati rilasciati) ha utilizzato il termine "francocidio". In serata Brigitte Macron ha reagito: "Delitto abominevole e intollerabile".

L’autopsia ha rivelato che Lola è morta per asfissia, prima di essere sgozzata. Sui piedi trovati dei post-it su cui erano stati scritti i numeri 1 e 0. Il corpo, braccia e gambe legate, è stato chiuso in un contenitore di plastica rigida e depositato nel cortile della casa in cui la bambina viveva con i genitori, al numero 119 di rue Manin. In quell’immobile abita anche Friha, sorella maggiore di Dahbia, che di tanto in tanto andava da lei. Era lì anche venerdì scorso. Che cosa ha spinto l’adolescente a seguire Dahbia? Lola non dava confidenza a sconosciuti; quando usciva dalla scuola, tornava subito a casa. Le immagini delle telecamere di sorveglianza la mostrano titubante accanto a Dahbia che le fa cenno di seguirla. Dove sono andate? Nel parcheggio sotterraneo? In un locale attiguo in cui sono stati trovati nastro adesivo, forbici e qualche macchia di sangue? Ma soprattutto: qual è stato il movente dell’assassinio? Gli inquirenti tendono a escludere la pista del traffico di organi. Era stata la stessa Dahbia a parlarne: un testimone ha raccontato che gli aveva chiesto di aiutarla a caricare un grosso involucro nel bagagliaio di un’auto, in cambio di soldi guadagnati grazie al traffico di organi. Altri hanno messo in evidenza lo stato confusionale della donna: venerdì pomeriggio, quando Lola è stata vista camminare scalza in strada, agitatissima. "Andava avanti e indietro tra il fornaio e la tabaccheria, correva e gridava: ‘L’ha fatto, l’ha fatto!".

Ieri dozzine di mazzi di fiori sono state depositate davanti all’immobile in cui abitava l’adolescente. Il quartiere è sotto choc. Alcuni compagni della 5E, la classe di Lola, hanno rifiutato di andare a scuola, hanno detto, per paura di essere uccise. Il preside dell’istituto Georges-Brassens ha fatto allestire una cellula di sostegno psicologico.