Domenica 5 Maggio 2024

Ex Ilva, ArcelorMittal rinuncia. A rischio 10mila posti. Governo: no a chiusura

Le motivazioni: "Cancellazione dello scudo penale e le decisioni dei giudici ". Patuanelli: "Lo scudo è un alibi". I sindacati: "Bomba sociale"

La scritta ArcelorMittal sulla facciata dello stabilimento (Ansa)

La scritta ArcelorMittal sulla facciata dello stabilimento (Ansa)

Taranto, 4 novembre 2019 - ArcelorMittal fa un passo indietro e lascia l'Ilva di Taranto. Con una nota il Gruppo chiede "ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività" delle acciaierie e dei suoi dipendenti "entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione" e comunica la rescissione dall'accordo del 31 ottobre 2018 per l'affitto con acquisizione di Ilva Spa e di alcune controllate. "Servirà un piano di ordinata sospensione delle attività produttive", aggiunge l'ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli. Una decisione che mette a rischio i diecimila dipendenti della ex Ilva cui ne vanno aggiunti almeno altrettanti nell'indotto.

Una decisione che arriva dopo mesi di braccio di ferro con il governo, che ora si schera compatto sia contro qualsiasi ipotesi di recesso. La norma dello scudo penale - chiarisce infatti il premier Giuseppe Conte - "non è nel contratto e quindi non può essere un elemento che viene invocato a giustificazione del recesso". Il presidente del Consiglio rassicura i sindacati, che hanno convocato un consiglio di fabbrica per decidere quali iniziative intraprendere, e convoca i vertici di ArcelorMittal. "Il problema è che l'azienda vuole andarsene perché perde 2,5 milioni di euro al giorno. Vuole almeno 5mila esuberi", sbottano fonti del governo vicine al dossier a tarda sera.

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Intanto esplode lo scontro politico con Matteo Salvini che parla di "incapaci al governo" e minaccia di bloccare i lavori parlamentari se Conte e l'esecutivo non si presenteranno in Aula a riferire sul caso. Gli replica Renzi: "Scudo penale cancellato da Lega e 5 stelle". Ma il leader leghista incalza: "L'emendamento soppressivo" dello scudo penale per ArcelorMittal "è a firma M5S, votato da Pd, Italia Viva e Leu. Chi lo ha votato dovrebbe avere il coraggio di andare a Taranto a spiegarlo".

Le motivazioni di ArcelorMittal: tolto scudo penale

Giustificando la decisione, l'azienda chiama in causa l'eliminazione della "protezione legale" dal 3 novembre "necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale". A questo si aggiunge il fatto che "i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 pena lo spegnimento dell'altoforno numero 2". Spegnimento che "renderebbe impossibile attuare il suo piano industriale, e, in generale, eseguire il contratto".

Lo scudo penale "è stato definitivamente rimosso ieri con la mancata conversione in legge del relativo decreto", precisa l'ad e presidente di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, in una lettera ai dipendenti: "Non è possibile esporre dipendenti e collaboratori a potenziali azioni penali". 

"Sospensione ordinata di tutte le attività produttive"

"Sarà necessario attuare un piano di ordinata sospensione di tutte le attività produttive a cominciare dall'area a caldo dello stabilimento di Taranto - spiega Morselli - che è la più esposta ai rischi derivanti dall'assenza di protezioni legali". Anche le attività di tutti gli altri reparti e aree operative "saranno progressivamente sospese", con l'obiettivo "di mantenere tutti gli impianti in efficienza e pronti per un loro riavvio produttivo". 

Sindacati: "Capolavoro di incompetenza politica"

Immediata la reazione dei sindacati. Tra le motivazioni della rinuncia di AnrcelorMilttal c'è "il pasticcio del Salva-imprese sullo scudo penale - accusa il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli -. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare bomba ambientale e unire bomba sociale".

Patuanelli: scudo legale è un alibi

"L'eliminazione dello scudo legale è un alibi per ArcelorMittal, una foglio di fico dietro cui nasconde i reali problemi, perché non ha niente a che fare con il processo produttivo in atto. Non c'è nessun motivo per cui si metta al centro la tutela legale". A dirlo è il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, al termine di un vertice a Palazzo Chigi con Conte e i ministri Roberto Gualtieri (Economia), Giuseppe Luciano Provenzano (Sud) e Nunzia Catalfo (Lavoro). "Evidentemente la governance che aveva seguito l'impianto fino ad adesso non ha funzionato", aggiunge Patuanelli.

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A rischio 24 miliardi di Pil

Qualora venisse chiuso lo stabilimento di Taranto e venisse meno appunto la produzione di acciaio, con il conseguente azzeramento delle 6 milioni di tonnellate annue (anche se ArcelorMittal ne aveva previsto 5,1 milioni per quest'anno) sarebbe una vera catastrofe: i conti sono presto fatti, verrebbe meno l'1,4% del Pil ossia 24 miliardi di euro. Era questo il calcolo fatto nei mesi scorsi da Il Sole 24 Ore, che aveva pubblicato un aggiornamento di un'analisi econometrica commissionata allo Svimez. SI tratta della stessa cifra che è stata resa necessaria in questa legge di bilancio per scongiurare l'aumento dell'Iva.

Salvini: "Conte riferisca subito"

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Matteo Salvini coglie la palla al balzo: "Se il governo tasse, sbarchi, e manette farà scappare anche i proprietari dell' Ilva, mettendo a rischio il lavoro di decine di migliaia di operari e il futuro industriale del Paese sarà un disastro, e le dimissioni sarebbero l'unica risposta possibile. La Lega chiede che Conte venga a riferire urgentemente in Parlamento". Richiesta che arriva anche dai banchi di Fratelli d'Italia. 

Forza Italia, tramite la presidente dei senatori Anna Maria Bernini, denuncia: "Centrato l'obiettivo strategico del Movimento Cinque Stelle di trasformare Taranto in un cimitero industriale. Quanto sta accadendo è un'autentica vergogna nazionale, una tragedia per l'occupazione e per lo sviluppo". Dito puntato contro il decreto Imprese, "in cui l'attuale governo, con l'appoggio del Pd e di Italia Viva, ha fatto sparire la norma sullo scudo penale". 

Da parte sua, il Partito Democratico chiede al premier di convocare immediatamente l'azienda. "Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e lo sconcerto - si legge in una nota di Pietro Bussolati, della segreteria nazionale - Non si scherza con i lavoratori e con l'ambiente. Pretendiamo serietà e rispetto". Pronta la stilettata della Bernini: "Dal Pd lacrime di Coccodrillo". 

Sul fuoco della polemica soffia anche l'ex ministro Carlo Calenda che twitta così:. "Vorrei solo dire a chi ha votato contro lo 'scudo penale' #Ilva - Pd, M5S e Italia Viva - siete degli irresponsabili. Avete distrutto il lavoro di anni e mandato via dal Sud un investitore da 4,2 miliardi, per i vostri giochini politici da 4 soldi". 

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