"In questa storia del veliero qualcuno ha sbagliato. Se ci fosse stata sorveglianza si sarebbero accorti che stava arrivando una tromba marina". Massimiliano Fazzini (foto), climatologo e docente universitario, guarda alla tragedia del Bayesan con occhio esperto.
Dopo una siccità così prolungata era prevedibile l’arrivo del ‘mostro marino’?
"Da quello che si è capito, possiamo dire che si è trattato di una tromba marina, che ha una magnitudo, una potenza esplosiva minore di una tromba d’aria e che, una volta che tocca terra, nel volgere di 30-50 metri, muore. Questo perché trae la sua energia dal calore che si sprigiona dall’evaporazione del mare. Sì, certo queste trombe marine sono prevedibili e attese, per due motivi: il mare siculo ha immagazzinato calore che si è liberato in vapore acqueo; l’arrivo di aria fresca che crea un’instabilità atmosferica e le condizioni per i cumolonembi. Questi ultimi danno origine a trombe d’aria sulla costa e trombe marine nel mare. E poi ci sono i segnali premonitori".
Quali?
"I comulonembi a base non piatta, i mammatus".
Un marinaio può accorgersene? "Un marinaio se ne accorge subito".
E come mai l’equipaggio del Bayesian si è fatto trovare impreparato?
"Me lo chiedo anche io: come è possibile che nessuno su un veliero da 57 metri si accorga dei mammatus, del calo delle temperature e del rinforzo dei venti? Questo è un errore umano. Lì qualcuno ha sbagliato di grosso".
n.f.