Mercoledì 24 Aprile 2024

Draghi: via Putin dal G20. E Mosca s’infuria

Il premier: "L’Indonesia non vuole che venga a Bali, al massimo può fare un intervento da remoto". Il Cremlino: non è lui che decide

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ROMA

Tra Italia e Russia è sempre più gelo. Complice stavolta una frase di Mario Draghi a margine del G7 di Elmau. Vladimir Putin, dice il presidente del Consiglio italiano, non sarà a Bali a novembre, per il G20. Al massimo "farà un intervento da remoto". E su questo punto, assicura parlando con la stampa, "il presidente Jodo Widodo lo esclude, è stato categorico: non verrà". Probabile che finisca così. Ma il Cremlino non ha apprezzato.

La presidenza russa "conferma che l’invito al G20 è stato ricevuto dal presidente Putin" ma, aggiunge, che sul fatto che il leader russo partecipi o no all’incontro "non spetta a Roma decidere, dal momento che non ha più la presidenza di turno. Non è Draghi che determina la partecipazione di Putin al vertice", ha detto l’assistente del presidente russo Yuri Ushakov ai giornalisti, secondo quanto riporta la Tass, "probabilmente si è dimenticato – ha aggiunto sul filo dell’ironia – di non essere più il presidente del G20". L’Italia ha presieduto il gruppo dei 20 lo scorso anno, la presidenza è ora passata all’Indonesia. Lunedì era stato lo stesso presidente indonesiano Jodo Widodo a far sapere di aver invitato Putin al summit del G20 che si svolgerà a Baku a novembre.

Per Palazzo Chigi l’invito è puramente formale, per Mosca per nulla. Ed è anzi probabile che il presidente russo partecipi, per rendere plastica la rottura de suo isolamento internazionale, che è in primis un insolamento dall’Occidente e non con la Cina, l’India, l’Indonesia, il Sudafrica e gran parte dei Paesi in via di sviluppo. Il leader del G7, ha raccontato il premier in conferenza stampa, hanno concordato di aiutare il presidente indonesiano – che peraltro ha invitato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelesnky – per rendere il summit "un successo". Fatto per niente "scontato alla luce degli eventi", ha sottolineato Draghi, ricordando che al G20 i leader raccoglieranno il testimone di un G7 che "si è mostrato ancora una volta unito nella condanna dell’invasione russa dell’Ucraina".

Da parte sua l’ambasciatore a Roma Sergey Razov continua ad alimentare l’ennesimo cortocircuito diplomatico tra Mosca e Roma lamentandosi perché "la magistratura italiana ha archiviato senza una spiegazione delle ragioni e senza motivazione giuridiche" la denuncia da lui presentata contro La Stampa per un articolo in cui si parlava della possibile uccisione del presidente Vladimir Putin.

Razov insiste sulla tesi secondo la quale il popolo e le aziende italiane sarebbero su posizioni ben diverse da quelle del governo Draghi sula guerra in Ucraina. "La maggior parte delle aziende italiane, nonostante le pressioni, nonostante le minacce di sanzioni secondarie – ha affermato in un’intervista a Russia 24 – continua a lavorare sul mercato russo anche se ovviamente il clima turbolento nei confronti della Russia incide sul loro lavoro: 450-500 aziende italiane hanno lavorato per decenni qui. Molte di loro per ora si limitano a stare alla finestra, in attesa di sviluppi. Naturalmente ci aspettiamo che il business italiano, ragionevole e di buon senso, non abbia fretta di lasciare il mercato russo".

Alessandro Farruggia