di Antonella Coppari Draghi è drastico, perentorio. È una delle rare occasioni in cui alza la voce, si spinge quasi fino a fare il verso ai parlamentari: "A monte c’è un equivoco profondo, ovvero che siccome c’è l’emergenza bisogna fermarsi, non bisogna fare altro, niente riforme, niente cambiamenti, sempre fermi. Ecco questo non è il motivo per cui è nato questo governo, non è nato per star fermo". A Montecitorio, il premier risponde così a un’interrogazione del capogruppo di Fd’I, Francesco Lollobrigida, sulla riforma del catasto, ma in realtà si rivolge anche, probabilmente soprattutto, ai ribelli della sua maggioranza. Quelli che pure due sere fa hanno votato contro il governo su quel tema, ai quali in aula dà voce il presidente dei deputati leghisti, Molinari: "Dica alla Commissione europea che riforme come quella del catasto ora non sono necessarie". Gli stessi che si preparano a riaprire le ostilità sulla delega fiscale, a partire dalla flat tax, assolutamente inconciliabile con la difesa del sistema ’duale’ del Pd. "Vogliamo allargare la platea della flat tax. Sul punto non cediamo", annuncia Massimo Bitonci, capo dipartimento Attività produttive del Carroccio. Il centrodestra sarà compatto, e questo costringe Palazzo Chigi a rinviare alla settimana prossima l’esame sui nodi cruciali della delega fiscale. Per sminare il terreno, oggi e domani sono fissati bilaterali tra governo (il ministro per i rapporti con il Parlamento D’Inca e i due sottosegretari al Mef Freni e Guerra) e gruppi alla presenza del relatore Luigi Marattin (Iv), che avverte: "Chiusa da Draghi la questione catasto, guardiamo avanti per raggiungere un accordo sostenibile da tutte le forze". Si comincia stamani con M5s per finire domani con Forza Italia che, spiega D’Incà "per motivi interni" (la divisione tra i ministri e gran parte dei parlamentari) ha chiesto di posticiparla. Se non si arriverà ...
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