Covid: scuola riparte a macchia di leopardo. Male i contagi, Italia non sarà tutta gialla

In classe dal 7 gennaio almeno al 50%. Veneto, Liguria e Calabria potrebbero restare rosse, Lombardia e Puglia forse arancioni

Scuola, lezioni all'aperto a Milano (Ansa)

Scuola, lezioni all'aperto a Milano (Ansa)

Con il 2020 ormai alle spalle l’Italia ingrana la marcia, ma il freno a mano rimane tirato. Prudenza e restrizioni accompagnano l’avvio del nuovo anno con l’auspicio, come augurato dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli, che sarà quello in cui il Paese riuscirà a emanciparsi dalla tragedia della pandemia.

Dopo lo strascico rosso delle feste, dal 7 gennaio – quando tornerà il sistema a fasce per Regioni – il Paese tenterà la ripartenza. La previsione era che le regioni ripartissero da dove erano rimaste, quindi tutte in fascia gialla ad eccezione dell’Abruzzo arancione. Gli ultimi dati, però – con l’Rt in crescita e il tasso di positività in costante aumento arrivato al 14,1% – gettano un’ombra sulle riaperture al pubblico di negozi, bar e ristoranti. Veneto, Liguria e Calabria con l’Rt sopra l’1 rischiano di non uscire dalla zona rossa e Puglia, Basilicata e Lombardia potrebbero finire almeno in quella arancione. La decisione del governo è attesa per la prossima settimana, sulla base del nuovo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità.

Bollettino Covid del 2 gennaio 2021

Giorni zona arancione e zona rossa: il calendario

Quando finisce la zona rossa

Sulla scuola, lo schema prevede un ritorno sui banchi al 50% per gli studenti delle superiori, su questo c’è l’ok dei prefetti. Anche se, sulla base delle misure locali decise dai tavoli provinciali, si preannuncia un avvio della didattica in presenza a macchia di leopardo. "Anche se tutti i tavoli hanno di fatto concluso il loro lavoro raggiungendo gli obiettivi, – spiega Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico sul Coronavirus – probabilmente, non tutti hanno già trovato le soluzioni ideali. Ma va benissimo così, l’importante è che si riparta". Se a Firenze il sindaco Dario Nardella ha annunciato che la città grazie a un piano che prevede l’aumento di mezzi per il trasporto extraurbano, steward alle fermate e alle uscite di scuola, sarebbe già pronta a far tornare gli studenti al 75%, in Campania il ritorno a scuola procederà per tappe dall’11 al 25 gennaio.

A Roma, come in altre città, previsto invece lo scaglionamento degli orari di ingresso, il 40% degli studenti dovrà entrare alle 8 e il 60% alle 10, con uscite alle 13.30 e alle 15.30, e il sabato l’entrata alle 8. Una soluzione che, tuttavia, non soddisfa i presidi. "Quello che a mio giudizio non è andato bene in alcune province – afferma il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli – è stata l’estrema rigidità con la quale si è imposto alle scuole di praticare questo scaglionamento e dando prevalenza alle esigenze dei trasporti rispetto a quelle della scuola. Tale sistema, pregiudicherà la qualità dello studio dei ragazzi".

Tra le misure messe in campo vi è quella, prevista in Piemonte, dello screening a tappeto offerto ai docenti e agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Soluzione salutata positivamente da Giannelli che, tuttavia, non convince Miozzo: "Non so quanto sia utile fare screening che non siano mirati. Lo screening con tampone rapido dà una fotografia relativamente sicura ma crea anche una percezione di negatività che può essere dannosa".

Tra le misure chieste da dirigenti scolastici e sindacati in vista dell’avvio delle lezioni in presenza vi è quella di inserire personale docente e ata tra le categorie prioritarie per la somministrazione del vaccino. "Ritengo che sia giusto, il personale scolastico è esposto in maniera rilevante. Se la campagna vaccinale non subirà dei ritardi in ragione dei problemi derivanti dalla disponibilità di vaccini e continuerà come è previsto, il personale scolastico avrà un canale preferenziale", assicura Miozzo.