Non solo influenza. Gimbe: casi Covid in Italia sottostimati del 50%

Cartabellotta: "Il dato dei contagi settimanali non è più un indicatore affidabile". Si registra un balzo delle terapie intensive (+28%) mentre le quarte dosi vanno ancora a rilento

Roma, 5 dicembre 2022 - Mentre l'influenza sta svuotando le aule delle scuole italiane, i casi di Covid-19 - nonostante i dati ufficiali mostrino una sostanziale stabilità - potrebbero essere sottostimati del 50%. E' il quadro che emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, che avverte che con la doppia epidemia è ancora più importante vaccinarsi. Tuttavia, le somministrazioni delle quarte dosi vanno ancora a rilento: solo il 26,9% della platea ha ricevuto il secondo booster, solo a un paio di settimane dalle feste natalizie. Ecco tutti i numeri della settimana scorsa. 

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Tamponi Covid a Roma (Ansa)
Tamponi Covid a Roma (Ansa)

"Il numero dei nuovi casi settimanali di Covid - sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della fondazione - non è più un indicatore affidabile della circolazione virale, sottostimata almeno del 50% sia per l'utilizzo diffuso di tamponi 'fai da te' sia per il mancato testing di persone asintomatiche o paucisintomatiche". "Infatti, a partire da fine settembre - continua - il tasso di ospedalizzazione sul totale dei positivi è raddoppiato sia per l'area medica (da 0,8% a 1,62%) sia per la terapia intensiva (da 0,03% a 0,06%) e il numero dei decessi continua a salire raggiungendo numeri che non si registravano da metà agosto". "In questo contesto preoccupa che, a fronte dell'aumentata circolazione virale, continuino a diminuire le somministrazioni delle quarte dosi per anziani e fragili, lasciando scoperte quasi tre persone su quattro", conclude Cartabellotta.

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Casi stabili, aumento dei decessi

Nella settimana 25 novembre-1 dicembre, il monitoraggio rileva una sostanziale stabilità dei nuovi casi (-0,7%), e un aumento di quasi 10% dei decessi. Salgono anche i casi attualmente positivi (+14.712, ovvero +3%), le persone in isolamento domiciliare (+13.797, pari a +2,8%). In 7 regioni si registra un incremento dei nuovi casi (dal 5,7% della Basilicata al 14,4% della Liguria) e 14 un calo (dal -0,6% dell'Emilia-Romagna al -21,1% della provincia autonoma di Bolzano). L'incidenza supera i 500 casi per 100 mila abitanti in 25 province. Cresce il numero dei tamponi totali (+3,8%), con una media mobile a 7 giorni del tasso di positività stabile al 13,5% per i tamponi molecolari, mentre si riduce dal 18,8% al 17,8% per gli antigenici rapidi. 

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Balzo delle terapie intensive

Anche questa settimana prosegue la crescita dei ricoveri, sia in area medica (+11,1%), che in terapia intensiva (+28%). Al 1 dicembre, il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 13,3% nei reparti ordinari (dal 5% di Bolzano al 35,5% dell'Umbria) e del 3,2% in area critica (dall'1% di Bolzano al 6,5% dell'Emilia-Romagna). Aumentano anche gli ingressi giornalieri in rianimazione, con una media mobile a 7 giorni di 40 ingressi rispetto ai 30 della settimana precedente. 

Sempre meno vaccinazioni

Continua anche il calo dei nuovi vaccinati: 1.070 rispetto ai 1.084 della settimana precedente (-1,3%). Di questi, il 19,9% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 213, con un incremento del 3,4% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati, che si attesta a quota 407 (-12,7% rispetto alla settimana precedente). La platea per il secondo richiamo (quarta dose) include 19,1 milioni di persone: di queste, 12,3 milioni possono riceverlo subito, 1,7 non sono eleggibili nell'immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,1 milioni l'hanno già ricevuto. Al 2 dicembre sono state somministrate 5.140.534 quarte dosi, con una media mobile di 24.378 somministrazioni al giorno, in lieve calo rispetto alle 24.858 della settimana precedente (-1,9%). In base alla platea ufficiale, aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 26,9% con nette differenze regionali: dal 12,1% della Calabria al 40,3% del Piemonte.