Domenica 5 Maggio 2024

Covid, contagi d’estate. In Europa torna la paura. Italia rispolvera l’ipotesi zone rosse

Francia e Gran Bretagna non escludono misure drastiche. Il governo Conte valuta chiusure dove ci sono i focolai più pericolosi

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Un occhio alla curva dei contagi in Italia e l’altro a quello che succede in casa dei nostri cugini francesi. Rispetto alla prima ondata del virus le parti si sono invertite. A marzo siamo stati noi a fare da apripista. Ora è a Parigi che guardano i nostri esperti per capire l’evoluzione del virus. Secondo gli ultimi report l’impennata dei contagi potrebbe raggiungere i 15mila casi al giorno già a partire dalla prossima settimana, quando si apriranno le scuole. In Italia la situazione, per ora, è sotto controllo. Ieri, poco più di 1.440 casi, un po’ meno rispetto al giorno prima, con 2mila tamponi in più.

Nel quartier generale della Protezione Civile, in via Vitorchiano, non è ancora scattato l’allarme. Le stanze operative, che nel periodo più acuto dell’emergenza erano diventata la cabina di regia anti-Covid, sono ancora vuote. Ma nell’esecutivo e, soprattutto, fra i membri del Comitato Tecnico Scientifico serpeggia la preoccupazione. Non ci si aspettava un aumento così veloce dei contagi già nella seconda metà di agosto. Un trend che ha sorpreso, anche perché dall’8 settembre avremo i numeri effettivi dei contagi importati dagli italiani che hanno trascorso le vacanze all’estero.

C’è poi da considerare la variabile scuola. La scorsa settimana è partito il test seriologico per due milioni fra docenti e non docenti. Un campione significativo. Se le proiezioni saranno confermate, la percentuale dei contagiati (con o senza sintomi) potrebbe oscillare fra il 5 e il 10%. Sempre che, ovviamente, gli insegnanti decideranno di sottoporsi in massa ad un esame che resta volontario. Dal 14 settembre, poi, quando partiranno le scuole, dovrebbe esserci un ulteriore aumento. È successo anche in Germania, dove l’anno scolastico è cominciato fra il 10 e il 17 agosto in 9 länder su 16 e sono stati chiusi già 100 istituti: 350 insegnanti e oltre 6mila studenti sono in quarantena.

Il quadro è fortemente in evoluzione. E, sia pure in gran segreto, il governo si prepara a una nuova strategia per l’eventuale ondata autunnale. In primo luogo, ci sarà una forte crescita dei tamponi quotidiani. Fino al 31 dicembre abbiamo scorte per poco meno di 100mila test al giorno. Fino a qualche settimana fa le regioni avevano frenato sugli esami. Ma ora il numero sta crescendo a vista d’occhio, mettendo sotto pressione il sistema sanitario. Ieri la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, ha ventilato l’ipotesi di accordi di reciprocità con i Paesi più a rischio, con obbligo di tamponi sia in entrata sia in uscita. Si partirebbe dalla Francia ma poi la pratica sarebbe estesa anche alla Spagna. Non basta.

Il Cts potenzierà la rete di monitoraggio regionale e nel caso in cui si fosse un aumento dell’indice di contagio, scatterebbero i lockdown locali. Insomma, tante zone rosse, distribuite un po’ su tutto il territorio evitando il ritorno a un blocco generalizzato del Paese. Un’ipotesi che il premier Giuseppe Conte non vuole prendere in considerazione: un lockdown bis avrebbe effetti catastrofici sia sul fronte economico sia su quello della tenuta sociale. E probabilmente dello stesso governo.

Domani il Cts dovrebbe fornire le linee guida definitive per la riapertura degli istituti, il distanziamento e il trasporto. Indicazioni che saranno poi sottoposte alle Regioni. Le amministrazioni locali, del resto, continuano a muoversi in ordine sparso. Ci sono regioni, come Puglia e Campania, coinvolte nel prossimo test elettorale, che stanno pensando di rinviare l’avvio delle lezioni in aula. A Sassari ieri è stato già deciso l’obbligo delle mascherine anche per la strada. Nuove strette sono in arrivo nei prossimi giorni. L’asticella fissata dagli esperti per varare misure più rigorose a livello nazionale è fissata fra i 5 e i 10mila contagi al giorno. Oltre non si può escludere nulla. Per ora siamo lontani, ma la curva dei contagi si impenna rapidamente. E, come ha dovuto ammettere Macron, "mai dire mai".