Coronavirus, fake news e bufale a cui non dovete credere

Dal falso audio dell'italiano nella città di Wuhan alla storia del laboratorio che fabbrica virus. Allarmismi e complotti

Una ricercatrice al lavoro in Cina (Ansa)

Una ricercatrice al lavoro in Cina (Ansa)

Roma, 31 gennaio 2020 - Dopo i due casi accertati di coronavirus 2019-nCoV in Italia e l'allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha parlato di “emergenza globale”, l’attenzione intorno all’argomento è ai massimi livelli. E come da copione prendono corpo anche una serie di fake news, allarmismi che alimentano psicosi infondate e consigli clinici di dubbia natura e totale infondatezza che godono di grande eco in virtù del fattore social.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, è intervenuto per disincentivare l’ultima delle tante boutade che si stanno diffondendo sul web riguardo la possibilità di assumere Tachipirina per proteggersi dal coronavirus. Il ministro è tranciante: "E’ una fake news. Fuori dalla Cina ci sono pochi casi, poche unità. Le indicazioni dobbiamo farle dare a chi ha competenze scientifiche e la comunità scientifica è al lavoro".

Un altro problema, che rischia di assumere derive sociali preoccupanti, è rappresentato dalle bufale che fioriscono intorno alle comunità cinesi radicate sul nostro territorio – spesso composte da esercenti e piccoli imprenditori – che a causa di informazioni fuorvianti vengono evitate o, ancora peggio, sabotate. I commercianti cinesi dell'Esquilino, la China Town romana, hanno mostrato preoccupati un messaggio virale che sta circolando in alcune chat che invita ad evitare di recarsi nelle attività cinesi "finché questo virus non sarà circoscritto".

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La dottoressa Stefania Piconi, specializzata in malattie infettive, che opera all'ospedale Sacco di Milano - centro di riferimento nazionale sulle malattie infettive, indicato come uno dei due poli d’eccellenza italiana per la risposta al bioterrorismo ed all’emergenza infettivologica - spiega il corretto approccio in relazione a questo allarmismo. “E’ necessario ragionare invece sul dato epidemiologico. Essere passati dalle aree a rischio è il punto fondamentale (Il focolaio si trova nella città di Wuhan, nella Cina centrale, ndr). Quando arrivano in ospedale persone di nazionalità cinese con febbre e sintomi influenzali - una volta accertato che vivono stabilmente in Italia e che non hanno compiuto viaggi in Cina recentemente o ricevuto parenti - vengono trattati come normali casi influenzali".

Non mancano poi i messaggi audio ben confezionati, come quello che è diventato molto virale che riporta la presunta testimonianza di un italiano che si troverebbe a Wuhai proprio nel centro dell'epidemia in corso dove "i militari hanno l'ordine di sparare a vista" a chi volesse uscire dalla città”. L’uomo parla anche di “vera e propria pandemia”, avallando la tesi – che non ha trovato al momento alcun riscontro – lanciata dal Washington Times, intorno alla quale sono seguite diverse smentite, che si tratterebbe di un virus volontariamente fabbricato in laboratorio. Non esiste alcun riscontro che provi la validità di quanto espresso in quel messaggio vocale né, tantomeno, alcuna conferma circa la veridicità di quanto viene affermato.

Esiste poi la frangia di complottisti che punta il dito contro le case farmaceutiche che avrebbero creato e diffuso il virus per lucrare successivamente attraverso un ipotetico vaccino, venduto a peso d’oro.

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E se prestare attenzione alle pratiche alimentari come evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e le bevande non imbottigliate può essere una prassi sana e consigliabile a prescindere dal coronavirus, così come assumere cibi ricchi di vitamine, evitate di cadere nel tranello degli integratori miracolosi e rimedi naturali fai da te che promettono immunità fantascientifiche. Ed è proprio il fronte alimentare ad essere bersaglio di numerose fake news, come ci ha confermato la dottoressa Picone: “Se ne sentono molte sul cibo, che al momento non è annoverato fra le cause di trasmissione e le cose da evitare". La specialista ricorda inoltre che non c’è alcun motivo per cui si alimenti una psicosi da coronavirus, soprattutto prendendo d’assalto i reparti dedicati alle emergenze. Il medico di base, così come i pediatri, devono essere il primo filtro per il paziente. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che il 28 gennaio è stato firmato il decreto attuativo per rendere concreto il finanziamento di 235 milioni di euro stanziati in manovra per dotare i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta del kit di diagnosi.

Si consiglia inoltre di attenersi esclusivamente ai canali di informazione istituzionali. A tal proposito, per aggiornamenti e approfondimenti, il ministero della Salute ha istituito una pagina dedicata all’argomento, nonché attivato il numero di pubblica utilità 1500.