Covid, con la Delta i ricoveri raddoppiano. "Ma i vaccinati non corrono rischi"

I risultati di uno studio inglese, l’infettivologo Cascio: la variante aumenta la possibilità di contagio "L’unica arma sicura è la doppia dose, più una terza per chi ha le difese immunitarie basse"

Una ragazza si vaccina contro il Covid

Una ragazza si vaccina contro il Covid

Negli individui contagiati dalla mutazione Delta del Sars-CoV2, quella prevalente in Europa, raddoppia il rischio di finire in ospedale. Così recita uno studio inglese pubblicato su Lancet. L’analisi, che ha messo a confronto quanto accade con la variante Alfa, dimostra, secondo gli autori, che in assenza dei vaccini l’epidemia in questi giorni avrebbe proporzioni ben più tragiche. Ma cosa potrebbe accadere tra qualche settimana, con la ripresa delle attività? Ne parliamo Antonio Cascio, docente universitario, primario di infettivologia a Palermo, componente del direttivo della Società italiana malattie infettive, Simit.

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Professor Cascio, dunque la Delta comporta un rischio maggiore?

"Sicuramente è più contagiosa rispetto alle varianti precedenti. Vediamo più spesso persone giovani che si ammalano. Lo studio inglese riferisce che la perdita dell’olfatto è un riscontro meno comune. Mal di gola, cefalea e febbre restano gli inconvenienti più diffusi".

Quali fattori concorrono alla ripresa del Covid?

"Pesano le complicanze, componenti quali l’età avanzata e le fragilità, ma ci sono tante persone giovani che misteriosamente si sono aggravate, spesso si fatica a trovare una spiegazione. Questo succedeva anche per le altre varianti, non ci sono grosse differenze nelle manifestazioni, più che altro sono sottigliezze, questo emerge anche dallo studio pubblicato su Lancet".

Quale atteggiamento da tenere per stare tranquilli?

"Due dosi di vaccino, più la terza dose per le persone immunocompromesse che hanno le difese basse, proteggono egregiamente dalla variante Delta e dalle altre mutazioni. I dati dovrebbero convincere gli scettici. I non vaccinati sono i primi a rischiare di finire in ospedale o in terapia intensiva".

A parte mascherine e distanziamento, quando possiamo dirci protetti?

"Dipende. Chi ha sviluppato anticorpi in misura adeguata completando il ciclo vaccinale può stare tranquillo. Chi invece ha un titolo anticorpale scarso, deve riguardarsi. Solo col vaccino possiamo tornare a una vita normale".

La Sicilia è sotto i riflettori in questi giorni, analogie con Londra?

"I virus circolano, questo è il punto. I casi li vedremo montare ovunque in Italia con la riapertura delle scuole e delle attività lavorative. In Sicilia pesano il tasso maggiore di persone non vaccinate e la componente legata al turismo, oltre al fatto che la gente si muove. Però vorrei lanciare un messaggio di serenità: questo virus continuerà nella forma che lo vediamo o in varianti inedite. Lo fronteggeremo con vaccini stagionali contro i coronavirus, come già avviene per l’influenza. L’invito alla prudenza lo rivolgo a quanti non sono vaccinati o hanno un titolo anticorpale basso".

Ma questo virus muterà ancora?

"I cambiamenti rientrano nella storia naturale dei virus".

E come comportarsi tra la prima e la seconda dose?

"Chi ha solo iniziato la profilassi deve stare in guardia. Quelli che invece hanno completato il ciclo vaccinale, nel 99% dei casi avranno zero seccature. C’è la memoria immunologica, una variabilità individuale, si tenga presente che solo dopo mesi le difese iniziano a calare gradualmente, per questo ci interroghiamo su quando sarà opportuno effettuare una terza dose".

Cosa sappiamo dell’incidenza delle varianti?

"La mutazione Delta è la prevalente, quella che preoccupa maggiormente. Le altre vanno comunque monitorate".

Novità in arrivo tra farmaci e terapie?

"Gli anticorpi monoclonali rappresenteranno una grandissima opportunità, ma occorre imparare a somministrarli nelle modalità appropriate, eventualmente anche come profilassi nelle persone immunodepresse esposte al rischio contagio. C’è poi un nuovo antivirale (Molnupiravir, ndr) che stiamo sperimentando, che si prende per bocca, una speranza in prospettiva futura".

Quindi oggi come oggi quale la soluzione ideale?

"Puntiamo sui vaccini per superare la pandemia. Resta valido il principio: meglio prevenire piuttosto che curare".

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