Cinghiali a Roma e peste suina, i cacciatori: perché s'infettano. Foto e video choc

L'assessore D'Amato: "Ogni giorno analisi su 10-15 carcasse". Il presidente Federcaccia: "Noi a disposizione"

Roma, 11 maggio 2022 - Cinghiali a Roma e peste suina: tre casi accertati, si attende il responso definitivo su una quarta carcassa, come fa sapere l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato. "Ma temo che i casi possano essere molti di più - è la sua facile previsione -. Per questo la decisione degli abbattimenti selettivi è una scelta di salute pubblica.  Nel rapporto uomo-natura c’è un equilibrio che è saltato e va ripristinato". Quindi D'Amato mette in fila tre punti: "Capire bene l’entità del fenomeno, ogni giorno abbiamo 10-15 carcasse da analizzare. Quindi dobbiamo definire la zona per arrivare infine agli abbattimenti selettivi".

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E riferendosi proprio alla diffusione dei cinghiali, il sottosegretario Andrea Costa aveva aperto alla possibilità di 'arruolare' i cacciatori, proprio come Angelo Ferrari, Commissario all'emergenza peste suina.

Massimo Buconi, umbro, presidente nazionale Federcaccia, ribadisce: "Noi ci siamo messi a disposizione. Certo, una cosa è andare in mezzo a un monte, altra è fare un abbattimento in un parco cittadino. Abbiamo richiesto incontri, per ora nessuno ci ha chiamato. Siamo disponibili a quello che ci verrà richiesto. Con l'obiettivo di risolvere il problema".

Presidente, perché i cinghiali si infettano?

"Si possono fare ipotesi".

La più convincente, per i casi di Roma?

"Che l'infezione sia dovuta al consumo di scarti di alimenti infetti, come salumi, insaccati o salsicce, poi abbandonati nei cassonetti rovesciati di cinghiali. Quello è un pericolo diretto di infezione. L'altro potrebbe essere il contatto naso naso tra un cinghiale sano e uno malato".  

Quanto è probabile, il secondo scenario?

"Ci sembra un po’ difficile che da Alessandria a Genova qualche cinghiale abbia attraversato la Liguria, la Toscana, poi sia sceso fino al parco dell’Insugherata a Roma senza infettare altri esemplari per strada...".

Quindi la sua conclusione qual è?

"Molto più probabile che sia stato l’uomo a gettare rifiuti alimentari infetti. Ecco perché bisogna evitare il contatto tra i rifiuti e i cinghiali".

La zona rossa di 5mila ettari è tutta dentro al Raccordo anulare.

"Dove la caccia è vietata da sempre, in modo permanente".

Altra cosa sono gli abbattimenti selettivi. 

"Certo, guardando al problema generale dell'invasione, non possiamo pensare di eliminare i rifiuti tenendoci quanti cinghiali ci pare".

Intanto a Roma le aggressioni sono continue. Una psicologa ha raccontato a Qn.net: ho rischiato di morire.

"Gli animali selvatici sono stati creati dal buon Dio per stare nel bosco. E lì devono tornare".

L'errore che dobbiamo evitare?

"La frequentazione dei luoghi dove si radunano, specialmente se si è con un cane, non al guinzaglio". Quindi i romani non devono uscire di casa? "Appunto, volevo arrivare proprio qui. No, sono i selvatici che devono tornare nel loro habitat".

Il rumore li infastidisce?

"Sì, di norma il baccano e farsi sentire è un elemento che mette in allerta il selvatico e lo porta ad allontanarsi. Nel frattempo la popolarità dei cacciatori  in queste settimane è cresciuta. Costa vorrebbe 'arruolarvi'.  "La caccia al cinghiale in questo momento è chiusa. Sono invece consentite attività di difesa delle colture agricole. Diverse a seconda della Regione". Ma quanti sono i cinghiali? All'ipotesi di due milioni il Commissario ha risposto, magari.

"Nessuno lo sa, e questo dà il segno di come viene gestita la fauna selvatica in Italia. Non esiste un censimento. Però abbiamo una certezza, il numero è ormai diventato incompatibile con uomo e colture.  Noi vogliamo renderci utili. Come, ce lo devono dire le istituzioni. In Liguria e Piemonte abbiamo messo insieme duemila volontari per la ricerca delle carcasse, finora ne sono state trovate oltre 600".