Peste suina, Commissario: perché i cacciatori sono importanti per salvare gli allevamenti

Angelo Ferrari dopo il primo caso di Psa a Roma: "Ecco le azioni urgenti". Le ultime stime sui numeri dei cinghiali in Italia

Un allevamento di suini a Roma

Un allevamento di suini a Roma

Roma, 7 maggio 2022 - Peste suina, che cosa sta succedendo? E quali sono i rischi per gli allevamenti di maiali? Domande più che mai attuali dopo la scoperta del primo caso di Psa a Roma, su un esemplare di cinghiale morto, il primo al centro sud ma anche il primo fuori dalle uniche aree finora colpite in Italia, tra Liguria e Piemonte.  Abbiamo fatto dieci domande al commissario straordinario per l'emergenza Angelo Ferrari, direttore dell'Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, al lavoro con il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che ieri ha ricevuto l’incarico dal ministro Speranza. Con una premessa: oggi sono arrivati a 115 i casi di peste suina nel nostro Paese, l’ultimo è stato scoperto ieri a Campo Ligure, in provincia di Genova. 

Sommario

1. Peste suina, ci sono legami tra Lazio, Piemonte e Liguria?

"Aspetto una conferma dalle analisi - è prudente Ferrari -. Ma le indagini epidemiologiche ci fanno pensare che gli episodi non siano legati".

2. Quali rimedi?

"Ci sono molti approcci che devono essere rivisti. Probabilmente, e questo era già nell’aria un paio di anni fa, con i famosi piani che dovrebbero essere predisposti dalle Regioni, in modo oculato si deve andare ad una redistribuzione della popolazione dei selvatici nel nostro Paese".

3. I cacciatori devono essere coinvolti?

"Sì. Dovremmo procedere con abbattimenti selezionati. Coinvolgendo anche i cacciatori, non solamente i selezionatori!. 

4. Il depopolamento s’ha da fare?

"Assolutamente sì. Nelle aree infette dobbiamo arrivare a un depopolamento. Questo è indubbio". 

5. Quali sono le regioni più a rischio? 

"In questo momento continuano ad essere Piemonte, Liguria e Lazio, dove sono stati riscontrati casi di peste suina".

6. Pericoli per  gli allevamenti di suini?

"Stiamo facendo di tutto per scongiurare che ci sia il passaggio dai cinghiali ai suini". 

7. L’arma più efficace?

"L’arma più potente come sempre è la conoscenza. La biosicurezza non è solo alzare muri ma avere coscienza delle norme igieniche, anche da parte degli allevatori". 

8. Quali azioni intende adottare?

"Il caso di Roma mi fa pensare che dobbiamo battere molto di più sulla sicurezza e sulla formazione del nostro mondo produttivo. Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se il campione positivo lo avessimo trovato a Verona o a Cremona, dove c’è una folta popolazione suina. Le norme sono tali per cui sarei costretto a bloccare anche tutti gli allevamenti suini. Con un danno indiretto non indifferente".

9. Quanti sono i cinghiali in Italia?

"Mi avvalgo della facoltà di non rispondere".

 

10. Di fronte alla stima di 2 milioni si scandalizza?

"No, magari. Preferisco non fare stime ma sono sicuramente più di 2 milioni".