Un test molecolare su campioni di sangue, la cosiddetta biopsia liquida, si dimostra un ausilio in teoria in grado di individuare un sospetto di tumore del polmone allo stadio iniziale. Una anticipazione del CCGA (Circulating Cell Free Genome Atlas) mostra un’evidenza preliminare, cioè sembra dire che siamo sulla buona strada. Si tratta di uno dei primi studi che utilizzano l’esame del Dna circolante come strumento per una diagnosi precoce del sospetto di cancro. Lo studio è stato presentato al meeting dell’American Society of Clinical Oncology (Asco). «Siamo elettrizzati per via di questi risultati iniziali, che dimostrano che è possibile individuare una neoplasia precocemente da campioni di sangue utilizzando il sequenziamento del genoma», ha affermato il primo autore dello studio, Geoffrey Oxnard, del Dana Farber Cancer Institute-Harvard Medical School di Boston.

Un «grandissimo passo avanti ma non bisogna ingenerare false speranze nei pazienti o indurli a pensare che da domani mattina sarà possibile richiedere un test del sangue per sapere se si potrà sviluppare un tumore in futuro». Francesco Cognetti, direttore dell’Unità di oncologia all’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, giudica di grande interesse lo studio americano che dimostra la potenziale efficacia della biopsia liquida per individuare il tumore del polmone in fase iniziale, ma sottolinea come per un suo utilizzo «generalizzato» a fini preventivi sarà ancora necessario del tempo.

«In un momento in cui l’oncologia punta sulla medicina di precisione e le cure personalizzate, la biopsia liquida per la diagnosi precoce del tumore al polmone, come per altre neoplasie – spiega – rappresenta una prospettiva importante, dal momento che con un semplice prelievo del sangue si sarebbe in grado di determinare non solo la presenza delle cellule tumorali, ma anche il loro profilo molecolare al fine di terapie mirate».

Inoltre, sottolinea Cognetti, la biopsia liquida è anche meno costosa dei sistemi tradizionali per molte applicazioni, e determinerebbe un notevole risparmio per i sistemi sanitari. Ma c’è un ma: «La biopsia liquida a oggi è in grado di rilevare un numero limitato di mutazioni genetiche del tumore, al contrario della biopsia tissutale tradizionale, e fa registrare ancora numerosi falsi positivi o negativi».

Quanto poi all’effettivo possibile utilizzo della biopsia liquida ai fini di intercettare un potenziale tumore prima ancora che questo si manifesti, «si tratta di una prospettiva importante ma va detto – sottolinea Cognetti – che tale approccio è ancora materia di ricerca e di studio e ci vorrà del tempo prima di arrivare a risultati definiti». Dunque, conclude lo specialista, «bisogna spiegare alle persone che al momento un test del sangue che preveda in qualche modo i tumori non è ancora disponibile, anche se la ricerca va avanti e, come dimostra lo studio Usa presentato al Congresso Asco, si stanno iniziando a ottenere primi, promettenti risultati».

 

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale

Nella foto sotto il titolo: un’immagine del congresso Asco 2018 a Chicago

Leggi anche:

Mieloma, tripletta raddoppia la sopravvivenza

Tumori, progressi in oncologia ad Asco 2018

Cancro della pelle, funziona mix terapie

Oncologia, Bertagnolli presidente Asco