In Italia, un milione di persone colpite da ictus cerebrale hanno riportato esiti invalidanti di grado variabile, rendendo questa patologia la prima causa di disabilità. Dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie è l’ictus a destare le maggiori preoccupazioni. Nell’80% dei casi la persona colpita da ictus supera la fase critica, ma 50mila di queste perdono l’autonomia: dato confermato dalle stime della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN), in base alle quali, in Italia, circa 42mila pazienti, ogni anno, presentano, al momento delle dimissioni dal reparto acuti, esiti per i quali è richiesto un immediato ricovero in strutture attrezzate per la neuroriabilitazione.

 

Percorsi in 6 regioni soltanto

Come segnalato da A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) e dalla Fondazione Santa Lucia IRCCS, sono soltanto 6 le regioni (Valle d’Aosta, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna e Marche) che presentano percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali aggiornati e attivi per la neuroriabilitazione post ictus.

 

Costi collettivi

Inevitabile anche una considerazione dal punto di vista economico: i costi collettivi dell’ictus sono valutati in 3,7 miliardi di euro, che corrispondono a circa il 4% della spesa sanitaria nazionale. Un terzo è costituito dalle spese di trattamento nella fase acuta, mentre gli altri due terzi sono costi causati dalla disabilità. Bisogna poi aggiungere gli oneri che ricadono sulle spalle delle famiglie, che aumentano di ben il 58% a causa della malattia, che costringe il 69% dei pazienti di età tra i 25 e i 59 anni ad abbandonare il lavoro.

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