Chi riceve una diagnosi di leucemia linfatica cronica teme di essere un peso per la famiglia, avverte sensi di colpa, sente il bisogno di supporto psicologico in parallelo alla terapia. Sono alcuni dei tratti caratteristici emersi dal primo Patient Journey europeo, un viaggio negli ospedali che ha dato voce al vissuto delle persone coinvolte. I risultati del sondaggio sono stati presentati dall’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma (AIL), promotrice del progetto che ha ottenuto il sostegno incondizionato di Abbvie.

La raccolta delle esperienze nel Patient Journey è uno strumento diffuso in medicina per esplorare l’impatto che la gestione di questi tumori del sangue hanno sulla vita delle persone anche sotto il profilo psicologico, da qui l’esigenza di avere un supporto specialistico. La malattia si sviluppa nel midollo osseo, la parte spugnosa all’interno delle ossa, l’incubatore dove originano le cellule che andranno a costituire la parte corpuscolata del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine).

Dopo la risposta iniziale alla terapia la leucemia linfatica cronica tende a rialzare la testa a distanza di tempo. Grazie ai progressi della ricerca sono stati realizzati farmaci più tollerabili. I trattamenti di seconda istanza, anche quando incapaci di estirpare la causa della malattia, riescono però a mantenere lo status quo, con un significativo guadagno, anche in termini di qualità della vita. A questo proposito l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità in Italia di venetoclax più rituximab, primo e unico trattamento senza chemioterapia per pazienti con leucemia linfatica cronica recidivante/refrattaria.

(1. continua)

2. Leucemia linfatica cronica, trattamento senza chemio

 

Alessandro Malpelo

QN IL GIORNO – il Resto del Carlino – LA NAZIONE

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