Si accendono speranze per chi soffre di una malattia rara che provoca invecchiamento precoce, la progeria. Grazie a una nuova classe di farmaci, le cosiddette molecole antisenso, gli specialisti sono riusciti per la prima volta a rallentare la catena di eventi responsabile della senilità galoppante in questa rara sindrome dei bambini-vecchi, che ha ispirato il film “Il curioso caso di Benjamin Button“.

Un risultato positivo è stato annunciato dai ricercatori dell’Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom) di Milano, dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, e del Karolinska Institutet di Stoccolma, con un articolo pubblicato su Nature Communications. Lo studio ha il supporto di Telethon e dell’European Council of Research (ECR), ed è stato realizzato in laboratorio, su cellule umane derivate dalla pelle, coltivate in vitro, riproducendo questa condizione patologica detta sindrome di Hutchinson-Gilford. L’aspettativa di vita si sarebbe prolungata in maniera significativa pure su modelli animali. In qualche modo i farmaci antisenso hanno propiziato la longevità, il programma scritto nel Dna.

Nei telomeri le protezioni alle estremità dei cromosomi prevengono l’erosione del resto del materiale genetico. Ma i telomeri si accorciano progressivamente con la replicazione del Dna della cellula, si deteriorano con l’età, segno del tempo che passa inesorabile. La cellula reagisce in caso di danno incombente a carico dei telomeri attivando una sorta di allarme, e le molecole testate hanno dimostrato di interferire su questa catena di eventi. La senescenza si instaura con l’avanzare dell’età ma progredisce anche per cause acute, malattie genetiche e tumori. Ecco perché la scoperta dei meccanismi che prevengono l’invecchiamento cellulare potrà avere applicazioni non solo nel campo delle malattie rare, ma anche più in generale al fine di assicurare la longevità della popolazione, regalando anni di vita liberi da acciacchi.

La progeria causa nel soggetto colpito, già dai primi mesi di vita, manifestazioni tipiche dell’anziano, fragilità muscolare scheletrica, malattie coronariche, calvizie, riducendo purtroppo l’aspettativa di vita. Una malattia che è anche un modello in geriatria, utile per capire che cosa determina il declino fisico dell’organismo umano, aggravato da processi cronici che si osservano in condizioni quali la cirrosi epatica, la fibrosi polmonare, l’aterosclerosi e la demenza senile, il diabete, la cataratta, l’osteoporosi, l’artrite.

“Questa indagine, oltre a segnare un passo avanti nella comprensione della progeria – ha dichiarato Fabrizio d’Adda di Fagagna, ricercatore Ifom leader del gruppo di studio sulla senescenza cellulare – offre la possibilità di testare le molecole antisenso nel trattamento di tante altre condizioni legate all’invecchiamento e associate al danno ai telomeri, come i tumori. Siamo convinti del potenziale terapeutico di questo approccio e siamo determinati a portarlo avanti anche nel contesto oncologico”. Per dovere di cronaca si segnala che l’articolo pubblicato su Nature Communications cita, tra gli autori, anche le collaborazioni dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, dell’Università di Palermo, e degli istituti di ricerca del Queensland (Australia) e di Singapore.

Con la dizione oligonucleotide antisenso si indica un frammento di Dna speculare rispetto alla catena originale, capace di fissarsi al segmento gemello per imbavagliare l’espressione di un tratto specifico. Può legarsi anche all’Rna messaggero, in modo da impedire la decodificazione e la sintesi proteica.

La prescrizione degli antisenso in neurologia, come farmaci, è ancora agli albori, promette bene ma richiede cautela. Dal trattamento antesignano dell’ atrofia muscolare spinale – Sma, si sta ora cercando di estendere l’impiego anche alla distrofia di Duchenne, all’Huntington e ad altre patologie neurologiche con una componente ereditaria ben individuata. Le industrie farmaceutiche che stanno facendo passi da gigante nella ricerca in questo campo sono al momento Biogen, Novartis, Bayer, GSK, AstraZeneca, Roche, Ionis e Avexis. La speranza è che pure l’Alzheimer, certe forme di Parkinson, e la sclerosi laterale amiotrofica, possano beneficiare un giorno di queste terapie antisenso. L’umanità potrebbe ricavarne un grande vantaggio in termini di longevità. Mentre persone come Sammy Basso, 23 anni, Cavaliere della Repubblica affetto da progeria, avrebbero una chance di cura per contrastare l’invecchiamento precoce.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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