Più elettricità e meno gas, così si ridurranno i consumi di casa

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LA STRADA CHE PORTA all’elettrificazione degli edifici è lunga, soprattutto in un Paese completamente sbilanciato sul gas come l’Italia, ma offre molteplici vantaggi. Per i consumatori comporta risparmi in bolletta; per i fornitori, maggiore efficienza e riduzione degli sprechi; per il tessuto produttivo nazionale, la creazione di occasioni di crescita per le filiere locali. Quest’anno si parte da un contesto difficile, ma istruttivo: l’attacco di Putin all’Ucraina e le sanzioni conseguenti hanno fatto impennare le quotazioni del gas, con cui mezza Europa produce l’energia elettrica. L’Italia copre circa il 60% della domanda elettrica bruciando gas e più del 90% del fabbisogno gas è importato dall’estero, perloppiù da dittature instabili.

L’effetto è stato un’impennata del prezzo dell’energia elettrica, oltre che del gas. Modificando il mix delle fonti energetiche e portando le rinnovabili all’85% della produzione totale (obiettivo 2030), i prezzi attuali dell’energia elettrica potranno ridursi circa della metà, in base ai calcoli di Althesys. Questo passaggio sarà determinato anche dalla natura dei consumi: più elettrico e meno gas significa maggiore rendimento, maggiore efficienza e possibilità di autoproduzione. Le due tecnologie classiche di elettrificazione dei consumi domestici sono la pompa di calore e il piano cottura a induzione, tecnologie che impiegano meno energia per assolvere alla stessa funzione degli impianti tradizionali, sono più sicure, hanno minori costi di manutenzione e hanno un impatto ambientale decisamente più contenuto. Con queste due tecnologie ormai mature, si può vivere senza traumi in un’abitazione gas-free. In Italia ci sono 17,5 milioni abitazioni su 26 milioni che utilizzano ancora il metano per il riscaldamento e ogni anno bruciamo 32 miliardi di metri cubi di gas per gli usi civili, ma la corsa alle pompe di calore è già cominciata da tempo, ben prima della crisi russa e della grande fuga dal metano di tutto il continente. In un anno il mercato delle pompe di calore è quasi raddoppiato, da 290 a 550 milioni di euro, ma già da prima aveva tassi di crescita almeno del 20% l’anno, per cui non si tratta di un balzo del tutto inaspettato.

Negli anni scorsi il mercato era mosso da motivazioni ambientali, perché una pompa di calore non brucia nulla, non inquina e non genera emissioni climalteranti sul posto, ma adesso ha accelerato, perché si è aggiunto il rischio di rimanere senza gas. Un’accelerazione che comunque va nella direzione già indicata dalla Commissione Ue. La prima conseguenza è che nei nuovi condomini residenziali non si porta nemmeno il gas e ci si affida all’energia elettrica anche per cucinare.

Le pompe di calore sono macchine in grado di trasferire energia termica, ossia calore, da un ambiente a un altro. Ad esempio, per il riscaldamento invernale di un edificio, una pompa di calore opera sottraendo calore all’ambiente esterno, per fornirlo agli spazi interni, mantenendoli al caldo in maniera molto efficiente. Per fare ciò consuma una certa quantità di energia, che trae dal vettore elettrico: con 1 kilowattora di energia elettrica si possono trasferire nell’abitazione fino a 5 kilowattora di energia termica. Se poi l’elettricità necessaria all’abitazione è prodotta da fonti rinnovabili, per esempio da pannelli solari, il risparmio diventa ancora più consistente. La grande sfida, per l’Italia e per l’Europa, sarà produrre abbastanza elettricità pulita per alimentare l’elettrificazione degli edifici e soprattutto potenziare la rete per reggere questi nuovi carichi. Una sfida di non poco conto, anche se le pompe di calore sono molto più efficienti delle caldaie a gas.

Per centrare gli obiettivi della transizione energetica Ue bisogna arrivare a 50 milioni di pompe di calore entro il 2030 e 80-90 milioni entro il 2050. Una strada lunga, se è vero che per ora la penetrazione delle pompe di calore non supera il 10% nel mercato edilizio europeo, come ricorda l‘European Heat Pump Association. Un’altra sfida da affrontare è avere professionisti preparati. C’è un’enorme forza lavoro abituata a operare su macchine a fiamma e ora tantissimi installatori devono riconvertirsi a utilizzare un nuovo tipo di tecnologia, dove c’è molta elettronica, mentre nelle caldaie a gas non c’era. In pratica, deve succedere anche in questo settore quello che è già accaduto nel mondo dell’auto, dove una volta c’era solo meccanica e oggi c’è moltissima elettronica.

È essenziale, quindi, formare nuovi professionisti, che possano fornire l’assistenza tecnica necessaria: senza assistenza non si possono nemmeno vendere le macchine. Stesso ragionamento per il piano cottura a induzione, che sta sostituendo i fornelli a gas in tutte le case dove si privilegia l’efficienza. Il rendimento di un piano a induzione, infatti, è pari al 92% (contro un rendimento del gas del 40-50%), perché non si ha dispersione termica. Con l’induzione l’acqua raggiunge l’ebollizione nella metà del tempo e tutti i tempi per la preparazione dei cibi si accorciano: non è necessario cambiare nulla nel proprio stile culinario, ma solo considerare dei tempi di cottura inferiori.

Non ci sono sprechi, perché la parte di vetroceramica che circonda la zona di cottura resta fredda, e non ci sono rischi di perdite di gas. Pompe di calore e piani a induzione, secondo le indicazioni di tutti gli esperti, saranno essenziali per la transizione ecologica dei consumi domestici e per tagliare le bollette.