"Imparare facendo" Un ponte tra università e lavoro

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È UNA SOCIETÀ non profit che conta oltre 100 associati. Opera come un’agenzia che offre servizi di marketing, comunicazione digitale, organizzazione di eventi, creazione o restyling di siti web e consulenze finanziarie per Pmi e startup, ma ha una particolarità che la rende diversa da tutte le altre. Il suo team è composto quasi esclusivamente da studenti dell’Università di Bologna. Si chiama ‘Jebo’, l’acronimo di Junior Enterprise dell’Università di Bologna, e fa parte di un network Italiano, chiamato ‘Je Italy’, che coinvolge attualmente circa 30 atenei e, a sua volta, si inserisce in una Confederazione europea e globale. Francesca Maffei (nella foto a sinistra in alto), 22 anni, è la presidente di Jebo.

Com’è nata l’idea di fondare questa società?

"È nata nel 2015 come Jebo Consulting, dal progetto di alcuni studenti dell’Unibo. I fondatori volevano fare qualcosa di pratico e con un impatto positivo che andasse oltre gli studi, che potesse fornire esperienza pratica agli universitari e avvicinarli al mondo del lavoro".

Da dove arrivano i componenti del vostro team?

"Da diverse facoltà e sono stati attentamente selezionati tramite un periodo di prova e formazione che si svolge ogni sei mesi circa: ad essere apprezzate sono, non solo le competenze pratiche, ma anche la volontà di mettersi in gioco, di imparare e di gestire situazioni di impegno e responsabilità".

Perché solo studenti?

"L’idea alla base del concetto di Junior Enterprise è proprio quella di essere composta solo da studenti, in quanto è il luogo ideale per fare esperienza e mettersi alla prova, costruendo un proprio network e creando un ponte tra università e mondo del lavoro. Diventare, ad esempio, project manager di un progetto o manager di un’area offre l’opportunità di essere leader già da una giovane età. Non è così certo poter avere un ruolo simile all’esterno".

Qual è l’identikit degli associati?

"Hanno tra i 19 e 24 anni circa, quindi vanno dal primo anno della triennale all’ultimo della magistrale. La maggior parte proviene da corsi di laurea di Economia o Scienze della Comunicazione, ma ce ne sono anche che studiano Ingegneria, Lettere, Sociologia, Chimica, Giurisprudenza e Scienze Politiche. Una delle ricchezze dello Junior Enterprise è proprio il network che si crea con gli altri JEur".

Chi sono i vostri clienti?

"Pmi, start-up, liberi professionisti e corporate. Siamo specializzati nel digital marketing anche se, negli ultimi mesi, abbiamo avviato una nuova Business Unit, quella di finance e stiamo iniziando a offrire servizi anche in questo settore".

Tra voi ci sono studenti giovanissimi, non hanno un know-how troppo fragile?

"Uno degli obiettivi principali di Jebo è offrire una formazione solida agli associati. Lo facciamo spesso tramite il ‘learning by doing’, cioè impariamo facendo, cosa che ci permette di avere un approccio critico e innovativo nella risoluzione di problemi e nei progetti. A partire dal mese di prova, offriamo numerose formazioni e task relative. La formazione è un elemento costante durante tutto il nostro percorso. Inoltre, per i progetti più complessi, ricerchiamo un supporto esterno da advisor specializzati".

Offrite tariffe più basse rispetto alla concorrenza?

"Rispetto alle agenzie e alle grandi società di consulenza abbiamo tariffe più basse, ma siamo più o meno in linea con altre piccole aziende. Inoltre, proprio perché siamo un’associazione non profit, consideriamo anche altri aspetti nella selezione dei progetti, come la formatività e la possibilità di ampliare il network".

Cosa rende Jebo speciale?

"Il fatto che siamo tutti giovani, con una grande intraprendenza, curiosità e dinamicità. La nostra naturale attitudine al digitale ci permette di utilizzare vari tool in modo intuitivo e completo, cosa che velocizza il nostro lavoro. Inoltre, in tutti gli associati, ricerchiamo la capacità di problem-solving e di flessibilità, fondamentali per poter lavorare a un progetto di qualsiasi tipo".

Jebo è un’associazione non profit: come funziona?

"Tutto ciò che guadagniamo dai progetti è reinvestito per azioni della Junior: attività interne, eventi, strumenti o formazione. I compensi che riceviamo dai clienti per i progetti sono reinvestiti, in un certo senso, per i progetti stessi: con ogni incarico, infatti, aumentiamo le nostre competenze e miglioriamo la qualità dei nostri output finali".

Quali sono i vostri numeri?

"Il numero di associati si mantiene sugli 80, come media. Sono suddivisi tra quattro aree (Audit, Sales, Legal e Human Resources) e due Business Unit (Marketing e Comunicazione e Finance). Nel 2022 abbiamo svolto 13 progetti per clienti, per un fatturato totale di 30mila euro".

Quali sono i vostri prossimi progetti e obiettivi?

"A marzo avvieremo la quarta stagione di ‘Caffè con gli Imprenditori’, il podcast e ciclo di eventi che organizziamo ogni semestre per creare un’occasione di incontro tra imprenditori, professionisti e studenti. Inoltre, porteremo avanti il progetto di ‘Jebo@schools’, che organizziamo con alcuni nostri partner: consiste in un un percorso di formazione per gli studenti delle scuole superiori, in cui trasferiamo loro alcune delle nostre conoscenze".