Giovedì 2 Maggio 2024

Usa, 18enne afroamericano ucciso dalla polizia. Testimone: "Aveva le mani alzate". Tensioni

Cresce la tensione negli Statui Uniti dopo l'uccisione di un 18enne di colore da parte di un poliziotto. L'amico del ragazzo ha raccontato che erano disarmati e Michael Brown, cos' si chiamava la vittima, aveva le mani alzate. La polizia si rifiuta di ascoltare la testimonianza. Obama ha invitato la calma la popolazione

La protesta di agosto da parte della comunità afroamericana di Saint Louis (Afp)

La protesta di agosto da parte della comunità afroamericana di Saint Louis (Afp)

New York, 13 agosto 2014  - La polizia americana ha rifiutato di ascoltare la testimonianza di Dorian Johnson, il 22enne che sabato ha assistito all'uccisione da parte di un poliziotto dell'amico afroamericano Michael Brown a St. Louis, in Missouri. A farlo sapere è il legale di Johnson, Freeman Bosley, riporta il canale televisivo statunitense Msnbc. "Non vogliono neppure parlargli", dichiara l'avvocato, spiegando di aver contattato le autorità perché Johnson era con il 18enne quando è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco dall'agente. 

"Non vogliono i fatti. Vogliono solo giustificare quanto accaduto invece di tentare di individuare gli errori", ha aggiunto Bosley. 

Intanto Johnson ha rilasciato un'intervista esclusiva a Msnbc, raccontando che quando è stato ucciso Brown era fermo con le mani alzate e ha detto: "Non sono armato, smetti di sparare". 

L'uccisione ha scatenato violente proteste anche sulla scia del caso di Trayvon Martin, il 17enne afroamericano ammazzato nel 2012 in Florida da un vigilante volontario che secondo l'opinione pubblica aveva agito spinto da motivazioni razziali (l'autore del gesto, George Michael Zimmerman, fu assolto). 

Johnson racconta che camminava in strada con Brown, quando si è avvicinata un'auto della polizia. L'agente a bordo ha intimato loro di "salire sul fot***o marciapiede". I ragazzi hanno risposto di essere quasi arrivati a casa, continuando a camminare, ma il poliziotto ha fatto inversione e li ha raggiunti, racconta Johnson, quasi investendoli. L'agente ha preso Brown per il collo e minacciato: "Ti sparo". 

Poi, prosegue il testimone, ha estratto la pistola. "Ho visto la canna dell'arma puntata contro il mio amico. Ha mirato e ha detto di nuovo 'ti sparo'", racconta. A quel punto è stato esploso il primo colpo: "Per tutto il tempo, l'ufficiale tratteneva il mio amico, fino a quando ha sparato". 

I due ragazzi hanno poi tentato di fuggire e Brown ha urlato a Johnson di scappare: "Continua a correre fratello". Il poliziotto ha sparato un secondo colpo che ha colpito alla schiena Brown, che a quel punto si è fermato e ha detto, con le mani alzate mentre era di fronte all'agente: "Non sono armato, smetti di sparare". Diversi altri colpi lo hanno ucciso. 

OBAMA: QUESTA MORTE MI SPEZZA IL CUORE - "La morte di Michael Brown spezza il cuore", ma ora servono "riflessione e comprensione", "consolandoci gli uni con gli altri in un modo che guarisca, non che ferisca". Così il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, commenta l'uccisione del 18enne afroamericano in Missouri. 

Testimoni hanno raccontato che il ragazzo era disarmato e con le braccia alzate quando è stato ucciso da un poliziotto, dando il via a violente proteste. "Michelle e io abbiamo fatto le nostre più profonde condoglianze alla sua famiglia e alla sua comunità in questo momento molto difficile", si legge nella nota diffusa dalla Casa Bianca. "So che gli eventi dei giorni scorsi hanno scatenato forti passioni ma, mentre i dettagli vengono rivelati, chiedo a tutti a Ferguson in Missouri e nel Paese di ricordare questo giovane uomo attraverso la riflessione e la comprensione", prosegue il presidente americano. Obama ha inoltre dichiarato che il "Dipartimento di Giustizia sta indagando sul caso con gli ufficiali locali e che continueranno a essere destinate risorse al caso". Mentre l'Fbi investiga su possibili violazioni dei diritti civili, l'agente che ha sparato è stato temporaneamente sospeso. La polizia ha fatto sapere che il suo nome non sarà reso pubblico, a causa del clima di tensione e delle minacce indirette arrivate alle forze dell'ordine. 

LA RABBIA SU TWITTER  - I giovani afroamericani insorgono su Twitter, affidando la loro rabbia all'hashtag #IfTheyGunnedMeDown. Se mi uccidessero (questa la traduzione), si chiedono gli utenti del social network, i media diffonderebbero una fotografia piena di stereotipi per ritrarmi come un poco di buono, oppure una che mostra ciò che in realtà sono: uno studente, un medico, un vigile del fuoco? La domanda polemica è la diretta risposta a come i giornali e le tv hanno raccontato la storia di Michael Brown, il 18enne afroamericano ucciso sabato da un poliziotto a St. Louis, in Missouri. I giovani hanno denunciato sul social media che quando un 'nero' viene ucciso gli stereotipi negativi e screditanti prendono il sopravvento. Hanno quindi iniziato a pubblicare, con l'hashtag #IfTheyGunnedMeDown, due foto di se stessi, chiedendosi quale delle due i media sceglierebbero, se fossero uccisi. La prima destinata a dare l'immagine di un teppista violento, la seconda di una persona immersa nella vita di tutti i giorni.