Venerdì 17 Maggio 2024

Osama e l'ossessione Usa: scritti inediti

Resi noti dalla Cia i documenti trovati a Abbottabad, in Pakistan, dove il leader talebano era nascosto

Frame di un video pubblicato dalla Difesa americana mostra Bin Laden nel bunker in Pakistan (Afp)

Frame di un video pubblicato dalla Difesa americana mostra Bin Laden nel bunker in Pakistan (Afp)

New York, 20 maggio 2015 - Osama bin Laden era ossessionato dall'America. Il capo indiscusso di Al Qaeda fu fin al momento della propria morte concentrato sul nemico di sempre, quello che lui stesso era riuscito a colpite al cuore con gli attentati dell'11 settembre 2001.

"Il nostro obiettivo deve restare quello di uccidere e combattere gli americani e i loro rappresentanti", si legge in uno dei documenti dell'archivio di Bin Laden trovati dai Navy Seals il 2 maggio del 2011, giorno del blitz a Abbottabad, in Pakistan, dove Bin Laden era nascosto, e declassificati e resi noti oggi dalla Cia insieme a un altro centinaio di carte. Prima di venir ucciso nel raid dei Navy Seals, Osama bin Laden si apprestava a festeggiare alla grande il decimo anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001 e di farlo attraverso una vasta operazione mediatica

Gli scritti di Bin Laden mettono in luce una guerra interna al gruppo su quali strategie adottare e il tentativo del leader di mantenere il focus dei suoi combattenti sugli Stati Uniti. "Dobbiamo smetterla di combattere contro gli eserciti e la polizia in tutte le regione, specialmente in Yemen", si legge. Un altro punto è la paura del leader di Al Qaida per il controspionaggio americano. Bin Laden infatti chiede spesso ai suoi di non comunicare via mail, teme che sua moglie abbia una cimice nascosta in uno dei suoi indumenti dall'intelligence di Washington, e raccomanda ai suoi seguaci di non muoversi in grandi gruppi.

Ma in questi documenti viene citato anche il braccio di al Qaeda in Iraq, quello che poi sarebbe diventato lo Stato islamico e che avrebbe messo in ombra il gruppo terroristico dello sceicco. In alcune lettere del 2007 si possono trovare le preoccupazioni di Bin Laden per le divisioni interne sul fronte iracheno, alimentate da una lettera dei suoi luogotenenti: "Se è ancora possibile, allora questa è la tua ultima occasione per rimediare alla rottura del jihad che sta per avvenire in Iraq, in gran parte causata da i tuoi seguaci", si legge in una missiva datata 22 maggio di quell'anno.

Inoltre lo sceicco sostiene l'importanza di attacchi su larga scala, in contrasto con la visione di alcuni suoi colonnelli (che è poi prevalsa) e che prevedeva piccoli atti di terrorismo. Tra le carte si trovano anche i moduli per il reclutamento di terroristi e di martiri. Quello che emerge è una gestione manageriale del gruppo, quasi come se fosse una multinazionale. Ci sono formule precise, domande che si porrebbero a un candidato per un lavoro in una grande azienda. E all'interno di questo quadro Bin Laden sembra svolgere la parte del capo delle risorse umane. Gran parte delle lettere sono personali e inviate dallo sceicco a membri della famiglia. Tra queste c'è un carteggio tra lo sceicco e il figlio Hamza (che non vedeva suo padre da otto anni) e che per Bin Laden rappresentava il suo successore. In quel periodo infatti il leader di Al Qaida sapeva di essere in pericolo di morte e aveva pianificato di portare suo figlio Hamza ad Abbottabad per poterne fare il suo erede.

PERCHE' LA CIA PUBBLICA ORA - Il motivo per cui gli Stati Uniti abbiano deciso di pubblicare proprio ora il materiale non è ancora chiaro. Sarebbe stato il Congresso a ordinare alla Cia la diffusione, dopo averal accusata di voler nascondere il materiale. Lo stesso Barack Obama avrebbe chiesto maggiore trasparenza. Di recente infatti è stato messo all'angolo da un articolo del premio Pulitzer Seymour Hersh in cui si capovolge la versione del presidente: il giornalista investigativo sostiene che Obama e la Cia abbiano mentito e che non ci sia mai stato il famoso raid che ha portato alla morte del terrorista. Un possibile collegamento che però è negato dal portavoce della Cia, Ryan Trapani: questi sostiene infatti che la pubblicazione sia stata pianificata molto tempo prima rispetto alla pubblicazione dell'articolo di Hersh.