Mercoledì 24 Aprile 2024

Michele Ferrero, da Alba a uomo più ricco d'Italia

Uno dei più grandi protagonisti dell'industria italiana

Michele Ferrero (Ansa)

Michele Ferrero (Ansa)

Roma, 14 febbraio 2015 - Michele Ferrero può essere annoverato senza dubbio tra i grandi protagonisti dell'industria italiana. Nato a Dogliani il 26 aprile del 1925 fin da bambino decide di proseguire e dare impulso alla azienda dei genitori, Pietro Ferrero e Piera Cillario che, entrambi figli di contadini, decidono di lanciarsi nell'industria dolciaria. Pietro infatti di fare il contadino come il padre non aveva nessuna voglia e così, insieme al fratello Giovanni, decide di lasciare i campi e di trasferirsi nella cittadina, Dogliani, dove si mette a lavorare come garzone di un pasticciere. Dopo il matrimonio, Pietro e Piera aprono un negozio a Torino, nella centralissima via Berthollet. In questo periodo c'e' un episodio che mostra chiaramente la vena imprenditoriale del giovane Ferrero: tenta un'avventura in Somalia per vendere panettoni.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale i coniugi decidono di tornare ad Alba dove aprono un laboratorio dolciario nel 1942 in via Rattazzi, nel quale iniziano a sperimentare la creazione di nuove golosità. Da quel laboratorio nelle Langhe comincia la storia di uno dei più grandi gruppi dolciari al mondo. Il 14 maggio del 1946 viene costituita formalmente l'azienda fondata da Pietro ma a cui il giovane Michele, appena 21enne, dà un apporto decisivo alla sua veloce crescita. Nel 1949, alla morte del padre, Michele prende le redini insieme alla mamma Piera e allo zio Giovanni. Da quel momento inizia la velocissima corsa di un'azienda destinata a conquistare il mondo. Sono di Michele tutte le invenzioni grazie alle quali il gruppo passa dai mille dipendenti degli anni Cinquanta ai 4 mila del 1960, per poi salire a diecimila nel 1990, fino agli attuali 19 mila (in tutto il mondo).

Oggi Ferrero è presente in 53 Paesi, ha 20 stabilimenti produttivi, di cui 3 operanti nell'ambito delle imprese sociali in Africa ed Asia, e 9 aziende agricole. Le realizzazioni si chiamano Mon Cheri (1956), Tic Tac (1969), Estathè (1972) e Rocher (1982). Ma soprattutto sono famosi i Kinder Sorpresa. "Perchè i bambini vogliono le uova di Pasqua al cioccolato? Per la sorpresa: allora dobbiamo dargliela tutti i giorni", disse un giorno Michele. Il 2 giugno 1971 viene nominato Cavaliere del Lavoro. Secondo Forbes, è l'uomo più ricco d'Italia (23,4 miliardi di dollari nel 2014) e il 29esimo al mondo.

Sua anche l'intuizione di andare all'estero, cosa non comune nè scontata per quei tempi. Crea Ferrero Germania e Ferrero Francia che rappresentano i primi esempi di internazionalizzazione dell'industria nazionale. Successivamente esporta i prodotti ed il marchio Ferrero oltreoceano, dall'Australia (1974) all'Ecuador (1975). Nei primi anni '70 Michele Ferrero intuisce le potenzialità della televisione e l'azienda decide di puntare nella pubblicità televisiva, nel primo spazio appositamente creato, il Carosello. A fine anni Settanta, periodo dei sequestri di persona per estorsione, manda i due figli Pietro e Giovanni a studiare a Bruxelles. Torneranno poco dopo nell'azienda di famiglia. Quando Michele Ferrero lascia la carica di amministratore delegato, va a vivere a Montecarlo, dove ha sede un'altra società del Gruppo Ferrero, Soremartec (Societè de recherche de marketing et technique), i cui compiti vanno dall'innovazione del prodotto al rinnovamento dei sistemi di produzione, fino ai test di mercato.

Nel 1983 per sua volontà è nata la Fondazione Ferrero, con sede ad Alba. Essa ha il duplice obiettivo di prendersi cura degli ex-dipendenti Ferrero e di promuovere iniziative culturali ed artistiche. Nel suo logo compaiono i tre verbi che la caratterizzano: 'Lavorare, Creare, Donare'. Michele non ha mai voluto quotare in Borsa l'azienda e non ha mai fatto acquisizioni rilevanti. Condotta portata avanti anche dai figli. Dal 6 giugno 1997 alla guida dell'azienda subentrano ufficialmente i figli Pietro e Giovanni Ferrero. Nell'aprile 2011 il figlio Pietro scompare in seguito ad un arresto cardiaco (come il nonno) avvenuto durante una missione nell'impresa sociale in Sudafrica. Dopo la prematura scomparsa del figlio Pietro, il figlio Giovanni è al vertice del gruppo come unico amministratore delegato, continuando a condurre l'azienda con successo.