Mercoledì 1 Maggio 2024

Indecisi a tutto

di Mario Arpino

LA LEGA ARABA si è resa famosa (forse dire importante sarebbe esagerato) per diversi motivi: come l’Onu, è nata nel 1945, ma un mese prima. Partita con solo sei membri, si è molto allargata, tanto che oggi gli aderenti sono ben 22 Stati, tutti sunniti. È stata la prima organizzazione interaraba a nascere in chiave anticolonialista. Questi sono meriti, ma è anche nota per le sue spaccature all’interno, le frequenti radiazioni (con riassunzioni) dei membri più riottosi, la verbosità delle sue interminabili riunioni. Ma la caratteristica che più la avvicina all’Onu è un’endemica incapacità di decidere qualcosa di efficace in tempo utile in presenza di crisi internazionali. Ricordiamo la richiesta dell’Arabia Saudita di discutere una propria proposta per il conflitto israelo- palestinese, avanzata nel 2002, reiterata nel 2007 e tuttora in attesa di decisioni «per impraticabilità del campo». Qualcosa in comune anche con la Nato e all’Unione europea: un attacco a uno Stato membro «sarà considerato alla stregua di un attacco contro tutti». Ma anche qui, questa sorta di art. 5 (per la Lega è il 2) è sempre rimasto lettera morta. Gli interventi ci sono stati, ma sempre con «accordi tra volonterosi», al di fuori delle decisioni della Lega. Valgano gli esempi delle guerre del Golfo (a eccezione, forse, della repressione della rivolta sciita in Bahrein), della Siria, dell’Iraq, della lotta prima ad Al Qaeda e poi all’Isis. Nessuna azione comune. Idem per la ‘rata’ yemenita di quella guerra che il Santo Padre, assieme agli eventi in Siria, Somalia, Centro-Africa, Sudan e Nigeria, ha definito come una Terza guerra mondiale già in atto, ma a pezzi.

IERI, forse una svolta dalla seduta di Sharm el-Sheik. Dopo numerosi appelli yemeniti e sauditi, sembra stia per scaturire una decisione: la creazione di una forza militare congiunta. Dove non hanno potuto Al Qaeda e l’Isis, la chiave di volta è stata la ‘calata’ delle forze ribelli sciite, gli Houti, verso Aden e il sud della penisola. Per carità, nessuna decisione, ha spiegato il ministro degli Esteri egiziano, solo un accordo di principio. Ci risiamo. Ci penserà comunque l’Arabia Saudita, che, sentendosi ormai circondata dal mondo sciita, assieme ai «fedelissimi» ha già rotto ogni indugio e ha cominciato a bombardare.

di Mario Arpino