Venerdì 3 Maggio 2024

Il raccolto dell'odio

ALDO BAQUIS

LE IMMAGINI truculente propinate negli ultimi mesi dai propagandisti dello Stati Islamico riportano alla luce un dilemma. Da un lato vi è il ribrezzo, immediato e totale, per i loro misfatti, anche nel mondo arabo. Secondo un sondaggio di un centro studi di Doha, l’85% di migliaia di persone intervistate in sette Paesi arabi diversi hanno espresso disprezzo per l’Isis. Eppure il flusso di volontari è in crescita continua, anche dall’Europa. Secondo Gilles de Kerchove, il coordinatore Ue per la lotta al terrorismo, sono almeno 3.000 i giovani europei arruolatisi nelle fila dell’Islam estremista. Molti provengono dalla Francia; altri da Gran Bretagna, Belgio e Olanda.

Il profilo di questi ‘jihadisti occidentali’ è ancora in fase embrionale. In termini approssimativi sono descritti come elementi marginali, che attraversano una crisi di identità. Alcuni sarebbero in «cerca di una verità», o ostentano «tendenze romantiche e avventuriere». Il Califfato – aggiungono esperti occidentali – viene visto da loro come una «Utopia fantastica». Altri ancora vanno a combattere per sfogare personalità violente.

Il Centro Studi israeliano di Intelligence e di Terrorismo stimava a settembre in 7.000 i volontari stranieri (arabi e non) impegnati in Siria e in Iraq nelle organizzazioni votate alla jihad. Fra quanti giungono da Paesi europei, secondo il Centro, vi è anche un forte senso di risentimento sociale. Sono spesso cresciuti come seconda o terza generazione di immigrati e hanno maturato la convinzione che nei Paesi dove risiedono non potranno godere di un’eguaglianza reale. Piuttosto che vivere in condizioni subalterne, preferiscono lanciarsi nel campo di battaglia ed eventualmente morire «coperti di gloria».

AD ACCRESCERE il flusso dei volontari vi sono infine anche considerazioni puramente logistiche. Se l’Afghanistan era difficile da raggiungere, la Siria è più a portata di mano. Basta raggiungere la Turchia. Poi, da Istanbul si può raggiungere in autobus il confine che in certe zone si valica a piedi. Basta un giorno per passare dalla routine quotidiana al conflitto vero e proprio. Per alcuni sarà la prima occasione di impugnare un’arma da fuoco, e sentirsi finalmente «uomini».