Mercoledì 24 Aprile 2024

I ritornelli azzurri

di Sandro Rogari

C’ERAVAMO abituati a considerare Brunetta il cattivo e Romani il buono. Il primo tutto votato all’intransigenza e il secondo tutto sciolto in melassa neo democristiana (sono parole sue). Poi, d’un tratto, scopriamo che era tutto sbagliato. Ce lo dice Romani che, dal suo scranno di capogruppo al Senato, aggiunge che in Forza Italia «oggi non va bene nulla». E punta il dito contro «i peggiori di noi che vanno in televisione solo per dire stupidaggini» per concluderne che nel partito è necessaria una «cessione di sovranità». Dal momento che da quelle parti la sovranità ce l’ha solo Berlusconi, le parole sembravano rivolte ad Arcore. Dunque, ci saremmo aspettati che l’ex Cavaliere replicasse nel messaggio telefonico al convegno di Tajani, magari con un laconico e cesareo «tu quoque, Brute, fili mi». Niente di tutto ciò. Berlusconi ha parlato d’altro, di Renzi che rovina l’Italia e via discorrendo. Solito refrain. La replica è venuta dal fido Toti che però si è limitato a dire che Romani ha posto questioni rilevanti, mentre l’altrettanto fida Maria Rosaria Rossi ha negato l’esistenza di litigi. Punto e a capo. Magari questa è l’unica risposta possibile e utile a due mesi dalle elezioni regionali. E magari Romani poteva evitare di uscire dalla melassa proprio ora. Ma ha ragione Toti quando dice che tutti i litiganti non hanno capito che «se si continua così, gli elettori chiuderanno il luna park».

LA TESI è inoppugnabile, ma, almeno per ora, Berlusconi dà la partita per persa. Pensa al 2016. Dice che da Milano Forza Italia ripartirà per riconquistare l’Italia. Ripropone lo schema di gioco di venti anni fa, ma non sa riproporre un appeal, magari uno slogan efficace. Si limita a rievocare il tema della ‘sua’ maggioranza tranquilla e coraggiosa contro gli estremismi. In soldoni, polemizza con Salvini col quale, peraltro, domani sarà costretto ad allearsi in Veneto per non rischiare di far vincere Alessandra Moretti del Pd. Che poi quella maggioranza silenziosa ci sia è indubbio. Ma che Forza Italia riesca nuovamente ad acchiapparla per la coda è altra cosa. Per farlo ci vogliono una leadership forte e il partito coeso che ne consegue. Due condizioni che mancano, oggi, in Forza Italia come nell’emergente Italia unica di Corrado Passera. Quindi i molti pretendenti che ne chiedono la mano rischiano di rimanere delusi.

di Sandro Rogari

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