Sabato 4 Maggio 2024

Elisabetta, la Corona come lavoro. I 90 anni dell'ultima icona d'Europa

Domani il traguardo, mai così popolare. Il segreto: crede ciò che fa

La regina Elisabetta (Ansa)

La regina Elisabetta (Ansa)

Roma, 20 aprile 2016 - Trascorrere novant’anni restando al di sopra del comune senso del potere – il potere transitorio di chi si è dannato per ottenerlo – vuole dire, anche, visitare 117 Paesi del mondo senza avere mai avuto un passaporto. Elisabetta II veste il privilegio in modo (per lei) talmente ovvio che transita pensando ad altro sotto statue che la raffigurano a cavallo, e in un’impassibile routine inaugura stazioni e ospedali che portano il suo nome; soprattutto, non tiene in tasca neppure una banconota o una moneta, anche se su tutte, da 63 anni, è impressa la sua faccia. Malgrado la siderale distanza dalla vita e dai problemi dei sudditi – non solo britannici, ma australiani, canadesi, neozelandesi e ci perdoni chi viene dimenticato – Elisabetta arriva al traguardo dei novant’anni, che compirà domani, con un livello di popolarità sconcertante, in una Gran Bretagna abituata ad esercitare da trecento anni una libertà di critica che sconfina nella causticità.

La regina è gradita al 76 per cento dei britannici. Un paio di settimane fa è fallito in Nuova Zelanda il referendum per togliere l’Union Jack dalla bandiera nazionale, così come nel 1999 l’Australia disse no alla repubblica. Negli Stati oltreoceano del Commonwealth la monarchia è puramente simbolica: giusto un profilo sui francobolli. A vincere è stata proprio la voglia di tenersi Elisabetta.

LEI, PER essere così apprezzata, non concede nulla. Non ha mai posato per una foto con i passanti (ci riuscì solo, cogliendola di sorpresa, una bimba di sette anni, Jessica Fitch, nel 2013), nutre con dispendiosa amorevolezza i cagnetti più antipatici del pianeta – i suoi celebri Corgie – e non assaggia nulla durante le visite a istituti, scuole e fabbriche: la scura pinta di Guinness, spillata alla perfezione, restò sul bancone davanti alla monarca immobile durante il tour del 2011 nella storica fabbrica di birra irlandese. E un combattuto Filippo di Edimburgo fissava, con composto rammarico, il vetro umido di schiuma densa.

Nei quasi 24mila giorni trascorsi sul trono, Elisabetta ha visto passare dodici presidenti americani, a partire da Truman (Obama lo incontrerà venerdì), e dodici primi ministri britannici, a partire da Churchill. È madrina di 626 tra associazioni di beneficenza e reggimenti militari, e nel 2015 ha onorato 341 impegni ufficiali in patria e all’estero. Ma come fa? L’ha spiegato il Mirror , tabloid di radici socialiste: «Crede in ciò che fa, questo è il suo segreto».

L’aplomb le permise nel 2009 di non battere ciglio allorché la neo first lady Michelle Obama le pose, protettiva, la mano sulle spalle. Ma gli americani hanno fatto di peggio: nel 2007, il governatore della Virginia Tim Kaine sedette soddisfatto sull’antica sedia coloniale che la regina in visita aveva donato a quello Stato, lasciando la monarca in piedi. Lei lo guardò come se stesse fissando una pialla: non un battito di ciglia. Perfetta.

L’ultimo aneddoto l’ha regalato al Daily Mail un’ex guardia del corpo: a Balmoral, l’amata residenza estiva scozzese, Elisabetta, con fazzoletto in testa e stivali, fu scambiata per una del luogo da alcuni turisti americani, che le chiesero se avesse mai visto la regina. «Io no, ma lui sì», disse indicando il poliziotto che l’accompagnava. Buon compleanno, Maestà.