Nicky Hayden, i duelli on the road. "Ho vinto io ma Vale è il migliore"

Nel 2006 vinse il titolo mondiale nell'ultimo Gp proprio contro Rossi

Nicky Hayden e Valentino Rossi (Ansa)

Nicky Hayden e Valentino Rossi (Ansa)

NON farò a Nicky Hayden il torto estremo. Non scriverò che era un Campionissimo delle due ruote, perché lui per primo si metterebbe a ridere. No: Nicky è stato, questo sì, un grande racer.  Un corridore alla americana nel senso naturale del termine. Un centauro figlio di una passione naturale per l’avventura. In breve: un cavaliere della libertà, l’aria a sbattere sul casco e il cuore a pompare forte. Un po’ Jack Nicholson in Easy Rider, un po’ John Travolta in un altro film meno nobile, intitolato Svalvolati on the road.   ON THE ROAD, sulla strada, Hayden c’è stato da sempre. Figlio d’arte, con un genitore motociclista. I fratelli con la stessa abitudine a stendersi coraggiosamente a ridosso di una curva. Le due ruote come espressione di una filosofia esistenziale, ecco. Me lo ricordo, Nick, nel giorno più bello della sua carriera. Un pomeriggio di autunno del 2006. Tappa finale di un campionato che Valentino Rossi, l’Idolo assoluto, aveva già in tasca. Del resto, Omero ce lo ha insegnato: tra Achille ed Ettore, vince sempre Achille.  Non quella volta! Per la disperazione di milioni di italiani, il signor Rossi incappò in una caduta sciocca. Ettore, pardon Hayden, era al posto giusto nel momento giusto: sfruttò con la sua Honda l’irripetibile occasione e si laureò iridato. Incredibilmente. Ma nel dopo gara, con la genuinità di un eroe americano della frontiera, ammise candidamente la verità: «Il campione sono io, ma il migliore resta lui, Valentino».   DA ALLORA, sommessamente, ho tifato anche per lui. Mi piaceva il suo stile, forse era più adatto alle Superbike che alla MotoGP e infatti gareggiava ancora nella prima categoria. E poi Nick amava la mia Romagna, ci viveva spesso, la percorreva anche pedalando e qui ci sta di aggiungere un purtroppo. Sapete, c’è qualcosa di ingiurioso nel destino. Schumi per vent’anni ha guidato automobili al limite ed è stato confinato nel limbo del nulla da uno schianto sugli sci. Michele Scarponi si gettava a capofitto in discesa sulle strade del Giro e del Tour ed è morto allenandosi dietro casa. Adesso Hayden che se ne va per un incidente nei paraggi di Misano ma non in sella alla sua amata moto, bensì sbalzato da una bicicletta. E noi qui, inutilmente a chiederci perché.