Venerdì 3 Maggio 2024

Battaglia mediatica

di Mario Arpino

LE GUERRE in Siria e Iraq sono molte, lo sappiamo: lealisti contro i ribelli, a loro volta contro altri ribelli, Isis contro Al Qaeda, sciiti contro sunniti, sunniti contro altri sunniti, Stato islamico contro il resto del mondo, arabi contro iraniani. E non finisce qui. Ora anche il Giappone è tentato di entrare in gioco, ma ancora non si muove.  Quando tutto sarà finito, questa guerra forse non sarà ricordata come «tutti contro tutti», qualcosa di simile era già accaduto in Bosnia e Kosovo, ma come la «guerra degli ostaggi». Anche questo, si dirà, era già accaduto. È vero, ma questa volta c’è qualcosa che fa la differenza: accoppiare media e ostaggi, significa produrre davvero una miscela esplosiva. Che per ora apre brecce pericolose – vedasi la defezione del Qatar (ma da che parte sta, il Qatar?) dopo l’uccisione del pilota giordano – ma che finirà per scoppiare nelle mani di chi la confeziona. La reazione giordana è stata immediata, e ha in serbo altre sorprese. Questa è una guerra di arabi tra arabi, l’Occidente – per ora - è solo corollario. Se è così, solo gli arabi la possono vincere, e la Giordania, c’è da scommetterci, non resterà a lungo da sola. E allora, se l’Isis lo ha capito, è logico che cerchi di dividere la coalizione in tutti i modi. In altre parole, è possibile che la povera Kayla Jean Mueller sia morta davvero sotto le bombe, ma non è difficile immaginare che l’attacco aereo giordano sia stato utilizzato come ottima occasione mediatica per rendere questa ipotesi certezza. Tanto che, proprio perché affermato da loro, oggi nessuno ci crede.  D’ALTRO CANTO, gli ostaggi sono sempre stati utilizzati come potente arma di ricatto da tutti i barbari sanguinari. Ricordiamo gli ‘stranieri’ legati ai siti militari durante la prima guerra del Golfo, la scritta ‘hostages’ sopra i tetti dei palazzi del potere a Bagdad, le suore legate davanti alla corazza dei carri armati della coalizione rossa nella guerra di Spagna, i dodici carabinieri presi in ostaggio e poi trucidati a calci e colpi di piccone dai comunisti slavi nel marzo del 1944, nelle vicinanze del paesello del confine orientale dove allora abitavo. Nessuna meraviglia, quindi, se l’Isis li brucia e taglia loro le teste. «L’animale rimane tale», diceva un mio professore di scienze.

di Mario Arpino