Martedì 21 Maggio 2024
PINO DI BLASIO
Economia

Il Nobel Angus Deaton: "Stop agli aiuti ai Paesi poveri"

Premiato oggi a Stoccolma, aveva rilasciato in giugno un'intervista al nostro giornale: "La disuguaglianza è progresso"

Angus Deaton (Afp)

Angus Deaton (Afp)

Roma, 12 ottobre 2015 - Angus Deaton ha ricevuto oggi il Premio Nobel per l'economia. Il professore scozzese in giugno aveva rilasciato una lunga intervista al nostro giornale. La riportiamo integralmente. 

"La storia della grande fuga che ho ricostruito è una storia positiva:milioni di individui salvati dalla morte e dalla miseria, un mondo che, nonostante le disuguaglianze e i moltissimi esseri umani ancora lasciati indietro, è oggi un luogo migliore di quanto sia mai stato". È l’epilogo di un saggio illuminante, l’ultimo testo sacro partorito da un ‘‘ecostar’’. È un estratto di La grande fuga - salute, ricchezza e origini della disuguaglianza (il Mulino, pagg. 384, € 28), scritto da Angus Deaton, professore all’università di Princeton, già presidente dell’American Economic Association e membro dell’American Philosophical Society. Con poche tabelle e logaritmi sulla mortalità nei vari Paesi e sulla speranza di vita, sulla ricchezza e sulla povertà, sulla crescita del Pil nei 24 Stati più prosperi del pianeta e sulla media degli aiuti umanitari in Africa negli ultimi 50 anni, Deaton riesce a dimostrare che la fuga più grande della storia, quella dalla povertà e dalla morte, ha conquistato innumerevoli successi di tappa, anche se non è arrivata al traguardo finale. Lo hanno comparato a Thomas Pikettye al suo ‘‘Capitale del XXI secolo’’, Bill Gates ha lanciato il suo libro (pubblicato negli Usa a fine 2013), criticando però la sua accusa agli aiuti umanitari. Da parte sua Angus Deaton risponde amabilmente al telefono da Princeton, preparandosi alla sua lezione bolognese a novembre (quando terrà la Lectiomagistralis alla ‘‘Lettura del Mulino’’) e spiegando perché la Grande Fuga, come quella del film con Steve McQueen da cui ha preso spunto, potrebbe non avere un lieto fine.

Professor Deaton, si sente il Pangloss del XXI secolo? «Non penso di poter essere paragonato - risponde l’economista di Princeton - al personaggio del Candide di Voltaire. Io non credo che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma solo in un mondo molto migliore rispetto a quello di 100, di 50, di 20 anni fa». Ma lei giudica la disuguaglianza motore di progresso... «È l’altra faccia della medaglia. Negli ultimi 30 anni, miliardi di persone, soprattutto in Asia, sono uscite da condizioni di povertà estrema. Ovunque l’economia segue le stesse dinamiche. E io racconto la danza eterna tra progresso e disuguaglianze, dei modi in cui la crescita crea differenze e come le disuguaglianze siano d’aiuto alla crescita. Sono partito dalla fuga di mio padre da un povero villaggio di minatori dello Yorkshire, Thurcroft, che ha concluso la sua vita in condizioni di relativa ricchezza». Una storia personale paradigma di quella dell’umanità? «Dalla Rivoluzione industriale a oggi il benessere di un Paese aumenta a spese di un altro. Cina, Taiwan, India e Corea sono cresciuti in maniera rapidissima, distaccandosi dai Paesi poveri, soprattutto africani, e allargando le disuguaglianze planetarie. La mortalità infantile, la speranza di vita,la qualità della vita, sono tutti indici che nel mondo hanno registrato miglioramenti epocali. Ma so benissimo che ci sono altre minacce che possono compromettere tutto, da una pandemia a un nuovo conflitto globale». Non crede che la Grande fuga di oggi sia quella dalle guerre e dalla miseria dell’Africa? «Si riferisce agli sbarchi di profughi in Italia e in Europa? È un periodo molto breve. Nel mio saggio ho esaminato fenomeni di più lungo periodo. Il meccanismo però è lo stesso. Ci sono ancora milioni di persone che nel mondo stanno scappando, adesso, da tanti Paesi». Bill Gates ha definito il suo “un libro illuminante, con una pecca”. Per lei gli aiuti umanitari sono un danno .... «Ho portato molte cifre a sostegno della mia tesi.Nel 2011 gl iOda (Official development assistance) sono saliti fino a 133,5 miliardi di dollari. Molti degli aiuti non hanno portato nessun beneficio, sono finiti nelle tasche di dittatori come in Togo e Zimbabwe, regimi che non hanno interesse a far crescere il benessere dei cittadini. In molti casi gli aiuti hanno avuto fini politici, come con Mobutu nello Zaire, piuttosto che umanitari. A mio avviso dobbiamo lasciare che i Paesi poveri se la cavino da soli; continuando ad erogare miliardi di aiuti freniamo la loro corsa alla crescita, rovinando anche leader politici promettenti, e aggiungiamo la beffa sostenendo che li stiamo aiutiando». La sua ricetta è interrompere tutti gli aiuti? «So benissimo che ci sono stati progetti, dalle campagne di vaccinazione alla lotta contro Ebola, che hanno portato benefici. Non dico che tutti gli aiuti internazionali siano sbagliati. Ma bisogna smettere di soffocare i talenti africani e di minare alla radice lo sviluppo di un Continente con grandi potenzialità, legandolo psicologicamente ai soldi dei Paesi ricchi».

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro