Sabato 20 Aprile 2024

“Un sorprendente visionario ma ancora cavalleresco”

Marco Rizzuti capo progettazione sottomarini di fincantieri interpreta disegni e note del congegno subacqueo leonardiano nel codice atlantico

Leonardo da Vinci, Studio per uno scafandro e altri studi, 1487 circa, f.909, verso,

Leonardo da Vinci, Studio per uno scafandro e altri studi, 1487 circa, f.909, verso,

Su un foglio nel “Gran Libro di macchine e arti segrete”, o Codice Atlantico, strani dispositivi riferibili a un’operazione subacquea sono accompagnati da frasi intenzionalmente oscure. Le portiamo all’attenzione del Capo progettazione sottomarini di Fincantieri. Ingegner Marco Rizzuti, come le interpreta? «Leonardo identifica la caratteristica peculiare di un mezzo subacqueo: attaccare, senza essere visto, le navi nemiche. E si pone dubbi di carattere morale». Perché? «L’arma occulta, che procura insidiosi assassinementi ne’ fondi mari col rompere i navili in fondo e sommergerli insieme colli omini che vi son dentro, non è “cavalleresca” (per quei tempi)». Superata anche la tecnologia? «La mia impressione, semmai, è che esistesse già una sensibilità tecnico/pratica del concetto di pressione, anche se la legge di Boyle non era conosciuta nell’enunciato moderno. Leonardo ha avuto il pregio di trasferire questa sensibilità in un primo tentativo di concettualizzazione scientifica del fenomeno. Per il controllo della galleggiabilità usa un metodo forse mutuato dall’utilizzo di otri da parte dei pescatori di corallo. Con le opportune modifiche concettuali, lo stesso metodo è utilizzato dai moderni sottomarini». Un serio visionario? «La sua capacità di “vedere” possibili bisogni e le relative applicazioni future ha dell’incredibile. Oltretutto, risulta che avrebbe accoppiato il concetto di sommergibile con quello di subacquei in grado di avvicinarsi non visti alla costa o a navi in rada, anticipando di 400 anni l’attuale “capability” relativa al connubio sottomarino/incursori». Il congegno, probabilmente, Leonardo lo ideò per le esigenze di un dominio acquisito dal duca di Milano nel 1487, il vulnerabile porto di Genova, minacciato dai corsari. Su più ampi orizzonti, problema permanente? «Gli attuali sottomarini sono progettati anche, ma non solo, per il pattugliamento antipirateria. Sorvegliare zone di mare senza alterarne lo scenario, identificando comportamenti anomali e sospetti di navi e imbarcazioni, serve a contrastare i traffici illeciti. Inoltre, funzioni antinquinamento, polizia marittima». Bravi, gli ingegneri italiani, riconosciamolo. Un traguardo storico? «Il batiscafo Trieste, costruito nei cantieri di Monfalcone, Trieste e Castellammare di Stabia (varo nel 1953), ha raggiunto per la prima volta la massima quota possibile nella Fossa delle Marianne». Oggi, le prestazioni dei gioielli tecnologici costruiti a La Spezia, Cantiere del Muggiano? «Nel 2017 è stato consegnato alla marina militare italiana il quarto sottomarino della classe U212A (Romeo Romei). E si sta progettando un’ulteriore evoluzione: ad esempio, l’attuazione elettrica dei sollevamenti e sistemi di accumulo energetico basati sulla tecnologia “Ioni di Litio”». La tutela del segreto di stato e industriale vale per Leonardo. e sempre. Solo la ripulitura digitale ha fatto emergere particolari “nascosti” in alcuni suoi disegni. Ecco, nascondersi, è facile per i sottomarini contemporanei? «Accorgimenti tecnici ormai consolidati riducono le cosiddette segnature, ovvero le tracce energetiche (acustica, magnetica, termica), che il sottomarino può lasciarsi dietro. E lo rendono invisibile».