Oncologia

Tumori, scoperta nuova causa rischio metastasi

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Uno studio italiano ha portato alla scoperta di una nuova causa di rischio metastasi nel tumore mammario. Ricercatori del Centro di biotecnologie molecolari dell’ Università di Torino hanno infatti stabilito “un nesso tra l’espressione della proteina PI3K-C2a e un aumentato rischio di disseminazione a distanza del tumore primitivo”.

 

Meccanismo molecolare

I risultati dello studio torinese, sostenuto da Fondazione Airc, sono stati pubblicati sulla rivista Advanced Science. Un cambiamento strutturale rende le popolazioni tumorali più propense a staccarsi dalla massa neoplastica primaria. Muovendosi all’interno del sistema circolatorio, le cellule mutate possono infiltrare tessuti distanti e formare colonie metastatiche. L’aspetto innovativo della ricerca sul cancro consiste nell’aver messo a fuoco un meccanismo molecolare inedito che permette alle cellule di migrare e moltiplicarsi nei nuovi insediamenti.

 

Ricerca sul cancro

Federico Gulluni, Huayi Li e Lorenzo Prever, ricercatori del laboratorio di Emilio Hirsch nel capoluogo piemontese, hanno dimostrato, mediante ricorso a modelli animali, che “l’utilizzo di un inibitore selettivo, capace di limitare il funzionamento della proteina PI3K-C2a, è in grado di bloccare il processo migratorio e invasivo delle cellule neoplastiche”. L’auspicio è che attraverso una più approfondita conoscenza di tali meccanismi si riescano a mettere a punto terapie in grado di fermare la proliferazione incontrollata all’origine della malattia.

 

Mutazioni BRCA1 e BRCA2

Altra ricerca viene dalla Capitale. Uno studio internazionale coordinato dal Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza, Università di Roma, e dalla Università di Cambridge (UK), sostenuto anche da Fondazione AIRC ha appurato che le ben note mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2, legate a un aumentato rischio di tumori alla mammella e all’ovaio, si possono riscontrare anche in altri 22 tipi diversi di cancro, in ambo i sessi. Tali mutazioni sono state documentate anche nella prostata, nel pancreas e a livello dello stomaco. I risultati sono usciti sulla rivista Journal of Clinical Oncology. “Le analisi sono state effettuate su una casistica internazionale di 3.184 famiglie con mutazioni in BRCA1 e di 2.157 famiglie con mutazioni in BRCA2″, ha scritto Valentina Silvestri, prima firma dello studio. “Ora possiamo stimare con precisione – aggiunge la ricercatrice – la misura in cui una mutazione ereditaria in BRCA1 o BRCA2 sia associata al rischio di sviluppare 22 diversi tipi di tumore, anche tenendo conto dell’età e del genere”.

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