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Stretta sul fumo di sigaretta, le associazioni condividono i divieti

di
Alessandro Malpelo
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Oggi un italiano su 4 fuma, e chi accende una sigaretta dopo l’altra ha un rischio moltiplicato per dieci per diverse malattie, non solo del polmone e delle vie respiratorie, ci sono danni anche a carico di cuore, rene, arterie e via dicendo. La nuova stretta in arrivo sul fumo di sigaretta, annunciata in questi giorni dal ministro della salute, che ha deciso di aggiornare la legge 3/2003, è una dichiarazione di guerra al tabagismo, in linea con quanto sostiene il piano europeo contro il cancro 2021, che si propone di creare una generazione di cittadini libera dal fumo entro il 2040, con meno del 5% della popolazione dedita al tabacco.

 

Un bene da difendere

«Condividiamo e apprezziamo le scelte decise del ministero in merito al fumo di sigaretta, sia tradizionale che elettronica», dichiara Annamaria Mancuso, presidente Salute Donna Onlus e coordinatrice del gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”. Il giro di vite nella lotta al tabagismo era già stato anticipato lo scorso novembre durante la prima stesura della legge finanziaria, quando il Governo annunciò l’aumento delle accise su sigarette e tabacco trinciato. La nuova stretta per i fumatori arriva a 20 anni dell’approvazione della Legge 3/2003 che ha esteso il divieto di fumare in tutti i locali al chiuso, ad eccezione dei privati.

 

Leggi anche: smettere di fumare, la regola

 

Centri antifumo

«Talvolta – continua Annamaria Mancuso – è necessario scegliere la strada del divieto e della limitazione, per far capire quanto il tabacco sia pericoloso. Ben venga l’estensione del divieto di fumare all’aperto in presenza di bambini e donne in gravidanza, la limitazione alle sigarette elettroniche e ai prodotti del tabacco riscaldati, l’eliminazione delle sale fumatori nei locali chiusi, l’estensione del divieto di pubblicità ai prodotti contenenti nicotina. Senza colpevolizzare i fumatori, noi vogliamo salvaguardare la loro salute, e quella di chi potrebbe essere esposto ai rischi del fumo passivo. Auspichiamo, quindi, che il ministero voglia anche potenziare i Centri antifumo laddove mancano, e disincentivare i potenziali nuovi consumatori con politiche di riduzione del danno».

 

Video: gli italiani, il fumo e la riduzione del danno

 

Statistiche

Dal punto di vista epidemiologico, la prevalenza più alta di fumatori maschi si registra nella fascia di età 25-44 anni, mentre nella fascia d’età 45-64 anni si registra la prevalenza più alta di donne fumatrici, quindi le donne iniziano a fumare più tardi rispetto ai maschi, mentre gli uomini col passare degli anni smettono del tutto o passano a prodotti a minor rischio.

 

Dipendenza e assuefazione

«Supportiamo le misure studiate dal ministero per disincentivare il fumo di tabacco, limitare il consumo delle sigarette elettroniche e del tabacco riscaldato – aggiunge da parte sua Bruno Aratri, presidente dell’Associazione IPOP – Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare – la dipendenza consente di ridurre drasticamente il rischio di sviluppare il tumore del polmone, un risultato tanto più rilevante, quanto più precoce è l’abbandono dell’abitudine al fumo. È necessario fare prevenzione, insistere sul divieto del fumo, promuovendo ricerche indipendenti e campagne antifumo, investendo in programmi per la diagnosi precoce delle patologie correlate».

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