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Stop all’obesità, lo sport come prescrizione medica

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In occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità – in programma il 4 marzo – urge mettere in campo strumenti incisivi contro i comportamenti scorretti, non soltanto a tavola, ma anche nelle abitudini quotidiane che inducono alla sedentarietà. Il movimento fisico, regolato sulla base dell’età e delle possibilità del singolo, è fra le risorse d’elezione per combattere efficacemente il sovrappeso e tutte le patologie che ne derivano.

 

Claudio Cricelli presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) non ha dubbi: “Il movimento fisico probabilmente impatta su patologie cardiovascolari, diabete e metaboliche forse più anche dell’alimentazione. Noi abbiamo già fatto addirittura il ricettario per la prescrizione dell’attività fisica secondo dei criteri che vanno in base all’età, al sesso, alle patologie. Il problema è che queste cose le fa la società scientifica e naturalmente vengono considerate iniziative d’elite ma l’attività fisica per noi è un trattamento preventivo e terapeutico fondamentale “.

 

A porre l’accento sulla trasversalità del problema anche l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che ha definito l’obesità uno dei principali problemi di salute pubblica mondiale. In Italia, per esempio, si stimano 6 milioni di adulti obesi e circa 2 milioni e 200 mila, tra bambini e adolescenti, in eccesso di peso.

 

E “considerare l’obesità una priorità sociosanitaria” è anche la richiesta contenuta in una lettera firmata dai presidenti dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e dai rappresentanti della comunità scientifica e dei pazienti, che sottolineano la dimensione del fenomeno nel nostro Paese, dove “il 10,4% delle persone soffre di obesità, un terzo dei bimbi sotto gli 8 anni è in sovrappeso o obeso – percentuale superiore alla media europea.

 

Anche la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) insiste sull’importanza di una corretta educazione alimentare e in termini di stili di vita per i più piccoli. “Noi pediatri siamo quotidianamente impegnati nell’educazione sanitaria delle famiglie affinchè i nostri ragazzi possano crescere sani. La promozione e il sostegno all’adozione di corrette abitudini, fin da piccolissimi, è parte integrante del Dna della nostra Professione”, dichiara Antonio D’Avino, presidente Fimp. “Attraverso i cosiddetti ‘Bilanci di Salute’ – aggiunge – i pediatri di famiglia realizzano periodicamente visite programmate che coinvolgono i bambini dalla nascita fino all’adolescenza. Il pediatra di famiglia, insieme ai genitori, valuta lo sviluppo e la salute complessiva dei più piccoli, ma anche lo stile di vita, inteso come alimentazione e attività fisica e/o sportiva.”

 

Avere cura di sé stessi non è soltanto un atto di amor proprio, ma anche un atteggiamento civile: la spesa pubblica per malattie correlate e prevenibili continua a crescere. Siamo a 67 miliardi, è evidente, quindi, che ridurre l’obesità significa contrastare l’insorgenza di queste malattie. migliorando lo stato di salute nella popolazione e la sostenibilità economica del sistema sanitario. La comunità scientifica invita alla riduzione dell’inattività fisica e della sedentarietà e all’aumento del consumo di frutta e verdura. Non dimenticare, poi, di moderare il consumo di sale. Strategie in cui è importante anche il supporto dei medici di famiglia e dei pediatri per contribuire a promuovere l’adozione di stili di vita sani da parte di bambini, adulti e anziani.

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