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Malattie di cuore: screening cardiologici e terapie tempestive per recuperare efficienza

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Quando le malattie di cuore entrano di prepotenza nei resoconti di cronaca suscitano forti emozioni nella collettività, come si è visto anche recentemente. Alludiamo qui all’incontro Udinese-Roma sospeso sull’1-1 dopo il malore in campo del calciatore giallorosso Evan N’Dicka, 24 anni: stramazzato al suolo, le mani al petto, si è pensato subito a un attacco cardiaco. I soccorsi sono stati tempestivi, le cure hanno escluso un problema acuto alle coronarie o un’aritmia maligna, ma inevitabilmente sono tornate alla mente tragedie del passato costate la vita a giovani promesse dello sport, così come a tanti dilettanti della domenica. Negli ultimi anni si sono raggiunti traguardi importanti nel trattamento delle affezioni cardiovascolari ma resta ancora molto da fare Questo il messaggio emerso in Senato durante l’incontro a tema intitolato Cardiovascular Health for All – Quali prospettive per l’Italia, una iniziativa di Meridiano Cardio, la piattaforma di confronto predisposta da The European House – Ambrosetti (TEHA), evento promosso in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per le malattie cardio-cerebro-vascolari, capofila la senatrice Elena Murelli, moderatrice Annalisa Manduca.

 

Le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari (infarto e ictus in primo luogo, ma anche aritmie, angina, cardiomiopatie, valvulopatie, scompenso, edema polmonare, arteriopatie, trombosi, embolia, fibrillazione, aneurisma e via dicendo) rappresentano ancora oggi la prima causa di mortalità in Italia con oltre 216.000 esiti infausti nel 2021, pari al 31% dei casi che si registrano in Italia. Le strategie di politica sanitaria e prevenzione per queste affezioni hanno suscitato un vivace dibattito parlamentare con diverse risoluzioni che evidenziano la necessità di elaborare un piano nazionale dedicato a queste patologie, come sta avvenendo in altri Paesi europei. Consideriamo che il rischio di contrarre malattie cardiovascolari si manifesta con una probabilità più elevata nella popolazione con malattie metaboliche (fino a 4 volte maggiore nella popolazione diabetica) e attualmente assorbono 42 miliardi di euro l’anno tra costi sanitari diretti e costi indiretti. La richiesta di un piano, che assicura una visione unitaria e condivisa tra i vari stakeholder, va nella direzione di migliorare la gestione di questi pazienti e conseguentemente i loro risultati di salute, attraverso una serie di interventi in alcuni ambiti prioritari di intervento.

 

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Meridiano Cardio ha individuato 6 ambiti prioritari di intervento, tra cui: le attività di prevenzione primaria e secondaria e di diagnosi precoce, l’accesso all’innovazione tecnologica e farmacologica, l’aderenza terapeutica, la telemedicina e gli altri strumenti di sanità digitale, la continuità di cura tra i diversi setting assistenziali e il coinvolgimento del paziente. L’indagine ha rilevato una carenza in termini di parametri monitorati nell’assistenza territoriale. Sebbene siano stati introdotti nuovi indicatori di prevenzione secondaria, si è evidenziata una mappatura incompleta per quanto riguarda la diagnosi precoce, l’aderenza terapeutica e la tecnoassistenza.

 

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All’incontro in Senato, al tavolo dei relatori, con la senatrice Elena Murelli, erano presenti Daniela Bianco (partner e responsabile Area Healthcare, The European House – Ambrosetti), Giuseppe Musumeci (coordinatore scientifico, gruppo tecnico rete cardiologica per l’emergenza di Agenas), Fabrizio Oliva (presidente, Anmco) e Paolo Ursillo (dirigente Reti Cliniche e Monitoraggio DM70, Agenas). È fondamentale, secondo gli esperti, individuare indicatori misurabili anche per questi ambiti, che tengano conto di screening cardiologici, semplificazione delle cure – magari tramite l’adozione di associazioni terapeutiche – e l’implementazione della telemedicina. Questo approccio è cruciale per migliorare la gestione dei pazienti e contribuire alla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.

 

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La diagnosi precoce di patologie cardiache è essenziale, così come l’aderenza terapeutica è un elemento chiave per prevenire complicanze future. La telemedicina, infine, rappresenta un’opportunità per ampliare l’accesso alle cure e migliorare la gestione delle patologie croniche, riducendo al contempo il ricorso alle visite in ospedale e ottimizzando le risorse. La riflessione si conclude richiamando la necessità di integrare tutti gli elementi considerati nella dimensione dell’assistenza territoriale, affinché i pazienti cardiopatici possano ricevere cure personalizzate, riducendo i ricoveri ospedalieri. Un’attenta selezione di indicatori monitorati contribuirà a garantire una gestione ottimale delle patologie cardiache e la sostenibilità del sistema sanitario.

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