Le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari (infarto, ictus e tutte le altre che coinvolgono vene, arterie, cuore e cervello) rappresentano una delle principali emergenze a livello mondiale. La gestione ottimale di queste affezioni permette di risparmiare risorse, assicurando benessere e una migliore qualità della vita. Le prestazioni erogate del Servizio sanitario nazionale in ambito cardiologico sono indubbiamente complesse e possono mostrare i loro limiti, nonostante l’impegno di mezzi e di professionalità, perché gli strumenti diagnostici e terapeutici sono evoluti, mentre i modelli organizzativi sono tuttora in parte frenati da lacci amministrativi burocratici, prova ne sia la dispersione del fascicolo sanitario elettronico, dove ospedali e ambulatori faticano a dialogare, a scambiare dati, dati e referti che sono spesso confinati alle singole aziende sanitarie che li hanno prodotti, in un’ottica a compartimenti stagni.

 

Partendo da queste e altre premesse, Meridiano Cardio ha raccolto un dossier puntuale, elaborando poi una proposta per riorganizzare la gestione dei pazienti con malattie cardiovascolari e ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. L’indagine presentata in Senato è stata realizzata in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, con il sostegno incondizionato di Amgen, Sanofi, Abbott Medical, W.L.Gore&Associati e Sandoz. All’incontro in Senato (nella foto) al tavolo dei relatori, con la senatrice Elena Murelli, erano presenti Daniela Bianco (partner e responsabile Area Healthcare, The European House – Ambrosetti), Giuseppe Musumeci (coordinatore scientifico, gruppo tecnico rete cardiologica per l’emergenza di Agenas), Fabrizio Oliva (presidente, Anmco) e Paolo Ursillo (dirigente Reti Cliniche e Monitoraggio DM70, Agenas).

 

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Mappatura

Gli esperti convocati hanno evidenziato tra l’altro la necessità di aggiornare e semplificare gli indicatori esistenti, oltre a introdurre nuovi parametri per misurare meglio esiti e processi. Questo è emerso chiaramente durante la conferenza stampa Cardiovascular Health for All – Quali prospettive per l’Italia. Le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari hanno un impatto significativo in termini di mortalità, incidenza, prevalenza e costi economici, con un burden annuo di 42 miliardi di euro in costi sanitari diretti e indiretti. Gli ambiti prioritari di intervento individuati riguardano la prevenzione primaria e secondaria, la diagnosi precoce, l’accesso all’innovazione, l’aderenza terapeutica, la telemedicina e la continuità ospedale territorio, nonché il coinvolgimento attivo del paziente nel percorso di cura. La richiesta di un piano nazionale dedicato a queste patologie è emersa con forza, con diverse risoluzioni che evidenziano la necessità di un approccio unitario e condiviso. “Gli indicatori sono uno strumento di monitoraggio ma anche uno strumento di indirizzo e programmazione che ritrae lo stato di salute della popolazione, consente di migliorare l’efficienza del sistema e orienta i processi decisionali”, ha affermato la senatrice Murelli.

 

Revisione degli indicatori

Negli anni sono stati sviluppati numerosi indicatori da parte di Agenas con il Piano Nazionale Esiti e il monitoraggio della Rete cardiologica, e del Ministero della Salute, attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria. Il Gruppo di lavoro di Meridiano Cardio ha censito un totale di 75 indicatori, di cui quasi l’80% riguarda l’ambito ospedaliero; di questi quasi la metà è rappresentata da indicatori di volume (28 su 59) che poco possono dire dell’efficacia degli interventi realizzati. “Le innovazioni degli ultimi anni, che hanno modificato le procedure e i modelli di presa in carico e gestione dei pazienti, oltre a richiedere un aggiornamento dei DRG, richiedono una razionalizzazione e revisione di alcuni indicatori che in alcuni casi appaiono parziali e superati e in altri casi perdono di vista le novità introdotte nella pratica clinica” – ha sottolineato Daniela Bianco. Dei 75 indicatori censiti, ben 46 riguardano l’ambito cardiologico, 20 l’ambito vascolare e 9 l’ambito cerebrovascolare. Focalizzando l’attenzione sull’ambito cardiologico, che è stato oggetto dell’incontro, 32 indicatori si riferiscono all’ambito ospedaliero, vale a dire alle procedure cardio-chirurgiche e alla gestione dell’IMA, infarto miocardico acuto in fase acuta, e 14 al territorio, alla gestione della fase post-infarto e dello scompenso cardiaco.

 

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Valvole cardiache

“La rete dell’infarto miocardico acuto in Italia funziona garantendo circa 600 interventi di angioplastica per milione di abitanti in modo abbastanza omogeneo sul territorio nazionale e questo anche grazie al Piano Nazionale Esiti di Agenas che ha stimolato l’implementazione della rete e delle procedure in urgenza” – ha precisato Giuseppe Musumeci, primario ospedaliero a Torino, Coordinatore Scientifico del Gruppo Tecnico Rete cardiologica per l’emergenza di Agenas. “Gli attuali indicatori che riguardano gli interventi sulle valvole cardiache non tengono però conto della recente introduzione delle tecniche mini-invasive (TAVI e Clip Mitraliche) operate dai cardiologi interventisti alternative alle tecniche tradizionali di cardiochirurgia. È fondamentale quindi implementare degli indicatori di volume ed esiti di queste tecniche mini-invasive in modo da poter distinguere le due tipologie di interventi e monitorare gli outcome di questi interventi (che attualmente sono circa un terzo delle procedure totali) per garantire volumi ed esiti eccellenti ed omogenei sul territorio nazionale”.

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Rischio ischemico e scompenso

“Recentemente il gruppo tecnico di Agenas, partendo dai risultati positivi ottenuti dalla rete dell’urgenza cardiologica, ha individuato 4 nuovi indicatori per migliorare i risultati oggi meno incoraggianti nella gestione del paziente dopo l’evento acuto. Sono infatti rilevanti: l’individuazione dei pazienti ad alto rischio ischemico residuo, in particolare quelli con ridotta funzione cardiaca, l’avvio a un programma di riabilitazione cardiaca e il raggiungimento del target lipidico” – ha affermato Fabrizio Oliva, Presidente di ANMCO. “Nell’ambito dello scompenso cardiaco oltre al mantenimento dell’indicatore di processo riguardante l’ospedalizzazione sarebbe importante monitorare l’utilizzo dei trattamenti farmacologici raccomandati che hanno dimostrato di modificare positivamente la prognosi di questi pazienti”.