Medicina

Smog, crescono i danni da polveri sottili

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Lo smog in città non è tutto uguale: è più soffocante e letale nelle periferie, dove nei quartieri meno verdi e ad alta densità di traffico e di abitanti over 65, i tassi di decessi attribuibili a biossido di azoto e polveri sottili arrivano fino al 50-60% in più rispetto alla media delle aree centrali. Sotto accusa mix smog e stili di vita peggiori, più comuni nei quartieri più periferici. Tra i tanti studi che evidenziano il legame sempre più netto tra smog e tumori, malattie cardiovascolari, asma, depressione, c’è quello su Milano: l’Agenzia per la Tutela della Salute di Milano (ATS-MI) ha condotto uno studio con cui ha stimato i livelli di concentrazione media degli inquinanti (NO2, PM10 e PM2.5) per il 2019.

 

«I risultati, recentemente pubblicati su Epidemiologia&Prevenzione, la rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia, permettono di definire una vera e propria mappa dell’inquinamento e dei suoi effetti, quartiere per quartiere e rivelano, per la prima volta, che biossido di azoto e polveri sottili hanno tassi di decesso per 100.000 abitanti che possono arrivare fino al 60% in più in alcune zone della periferia milanese rispetto al centro città», dichiara Sergio Harari, della Divisione di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Divisione di Medicina Interna dell’Ospedale San Giuseppe MultiMedica IRCSS e dell’Università di Milano.

 

«Il combinato disposto di smog e condizioni socio-economiche svantaggiate sovrapponibili alle aree periferiche, inducendo stili di vita peggiori come ad esempio più fumo e sedentarietà, produce un effetto moltiplicativo della mortalità da inquinamento nelle aree più lontane dal centro. Il fatto di essere più fragili ed essere esposti a inquinanti si traduce quindi in un danno maggiore». A “salvare” le zone centrali sono invece le zone a traffico limitato, come dimostra una review pubblicata sulla rivista Lancet Public Health dall’Imperial College di Londra.

 

La revisione ha passato in rassegna 16 studi condotti sulle Ztl in Germania, Giappone e Regno Unito, in cui si dimostra una chiara diminuzione dei problemi a carico dell’apparato cardiovascolare, con meno casi di ipertensione, ricoveri, morti per infarto e ictus. In particolare, uno studio tedesco su dati ospedalieri di 69 città con Ztl ha riscontrato un calo del 2-3% dei problemi cardiaci e del 7-12% degli ictus, con benefici (soprattutto per gli anziani) che hanno comportato un risparmio di 4,4 miliardi di euro per la sanità.

 

Il cambiamento potrebbe accelerare con la nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria sulla quale si è da pochi giorni raggiunto un accordo a Bruxelles. «Sono tuttavia state previste deroghe per aree dove il rispetto dei nuovi limiti è più difficile, fra cui la Pianura Padana, ma le conseguenze per la salute potrebbero essere molto pesanti: uno studio recentemente pubblicato su International Journal of Public Health stima che il rinvio di 10 anni dell’adempimento ai nuovi limiti sulla qualità dell’aria potrebbe causare in Europa quasi 330.000 morti premature, un terzo delle quali nel nostro Paese», conclude Harari.

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