Medicina

Ritrovare il sorriso in due ore

di
Loredana Del Ninno
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Una possibilità concreta grazie a un impianto, che sfrutta tecnologie ingegneristiche di ultima generazione, costruito “su misura”. Impianto che permette ai pazienti, privi di dentatura di beneficiare di una protesi fissa, alternativa alla dentiera, con notevoli vantaggi funzionali. Scopo della tecnica utilizzata è sostituire i denti mancanti quando non è possibile applicare gli impianti tradizionali perché l’osso a disposizione non è sufficiente. Marco Rinaldi, chirurgo orale a Bologna, ha sviluppato in Italia questa particolare metodica nata in Belgio.
DI CHE SI TRATTA
“La tecnica messa a punto dal professor Maurice Y Mommaerts, illustre chirurgo maxillo-facciale al Brussel University Hospital – spiega Rinaldi –  permette di riabilitare, con una protesi fissa, pazienti con atrofia ossea estrema, cioè privi di osso, a cui non è possibile applicare i comuni impianti dentali. La metodica, brevettata, ha caratteristiche progettuali, tecnologiche e costruttive specifiche. Si utilizza appunto quando il trattamento standard non è ottimale e c’è necessità di pensare a una soluzione altamente personalizzata”.
L’APPLICAZIONE
“L’impianto va ad ‘abbracciare’ l’osso della mascella – precisa l’esperto – ed è costruito, utilizzando le più moderne tecniche di ingegneria, in base all’anatomia del singolo paziente. Il risultato finale è quindi totalmente personalizzato”.
GLI STEP
Si parte con una tomografia assiale computerizzata. «Il paziente viene sottoposto a una Tac da cui si ricavano immagini tridimensionali del mascellare su cui viene progettato l ’impianto, costituito da una struttura in titanio – conferma lo specialista -. All’ impianto si avvita la struttura protesica provvisoria sostituita dalla definitiva, dopo circa due mesi. Il paziente esce dalla sala operatoria con la dentatura completa. L’ intervento, in anestesia totale, dura circa due ore».
QUANDO SERVE
“La metodica è indicata per tutte le persone prive di denti affette da atrofia avanzata del mascellare, cioè che non hanno più osso in cui inserire i comuni impianti – sottolinea  Rinaldi -. L’ impianto personalizzato ha rischi chirurgici contenuti, ed è sicuramente meno invasivo di altre metodiche. Stimiamo una durata di  di 15-20 anni, ma come ogni impianto va controllato periodicamente dallo specialista, seguendo un protocollo specifico”.
ESTETICA AL TOP
Il risultato sembra promettere molto bene anche dal punto di vista estetico. «La protesi definitiva viene elaborata ottimizzando colori e forme per giungere al migliore risultato possibile ed è del tutto simile alle protesi su impianti convenzionali – conclude l’esperto. Nessuna controindicazione? “I pazienti devono essere in buona salute e la metodica non è indicata per i forti fumatori”.

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