Medicina

Profilassi anti-Covid, antivirali sempre più efficaci sulle varianti

di
Alessandro Malpelo
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Siamo a un passo dal superamento dell’emergenza coronavirus. Secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, ordinario di igiene all’Università del Salento,  i principali indicatori mostrano che “stiamo entrando nella fase di gestione ordinaria delle infezioni da virus Sars-Cov2”. Ci siamo lasciati alle spalle le ondate pandemiche con un altissimo numero di infetti ricoverati, e di decessi. Anche le persone anziane e fragili, assillate da mascherine, distanziamento, quarantena, lockdown, oggi si salvano grazie alla ricerca provvidenziale che ha prodotto in tempi record, spinta dall’industria farmaceutica, un’ampia gamma di terapie new entry. Lo spartiacque è stato dapprima l’arrivo dei vaccini, che hanno aumentato l’immunità di comunità, ridotto gradualmente il numero degli infetti e dei casi di malattia grave. Ma il virus ha continuato a circolare e a cambiare nelle sue varianti, alcune più contagiose di altre come Omicron.

 

Svolta nella ricerca

Finalmente sono arrivati gli anticorpi monoclonali e gli antivirali, che permettono di affrontare tempestivamente l’infezione lieve-moderata prima che questa vada incontro a complicanze che porterebbero migliaia di persone in ospedale. “Ci aspettiamo che il virus continui a circolare, adattarsi – ha affermato l’esperto a margine dei lavori dell’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (ICAR) a Bergamo – nel tempo possiamo aspettarci picchi epidemici meno numerosi e meno gravi che grazie a vaccini e farmaci potremo controllare senza contraccolpi sul sistema sanitario”.

 

Spegnere i focolai

La variante in assoluto più contagiosa fino ad oggi è Omicron, la quale da tempo ha iniziato a cambiare dando origine a sub-varianti più o meno contagiose, l’ultima BA5 che sta producendo significativi picchi di infezione in Portogallo e Germania e alcuni casi anche in Italia – ha affermato da parte sua, in conferenza stampa, Carlo Federico Perno, ordinario di microbiologia alla UniCamillus, primario virologo immunologo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma– dunque, è ragionevole pensare che questo virus continuerà a cambiare. Questa esigenza di cambiare è il principio su cui fa leva molnupiravir, l’antivirale che spinge il virus a commettere errori perdendo per strada la capacità infettante, fino a rendersi innocuo. Questo meccanismo di azione mima ciò che accade già in natura: repentini cambiamenti del virus possono portare all’estinzione, allo spegnimento dei focolai.

 

Pratica quotidiana

Con l’introduzione degli antivirali da prendere per via orale, in particolare di molnupiravir, “il più prescritto in Italia”, si sono ottenuti straordinari margini di sicurezza ed efficacia nei soggetti più anziani e fragili, che presentano malattia da lieve a moderata. “I dati che abbiamo a disposizione ci dicono che lo studio registrativo, pubblicato su New England Journal of Medicine, ha dimostrato che, nei pazienti che assumono molnupiravir, si riducono del 50% sia i ricoveri ospedalieri sia l’evento morte – dice Matteo Bassetti, direttore malattie infettive nell’Ospedale San Martino di Genova – lo studio MOVe-OUT dice che questa terapia riduce le ospedalizzazioni, riduce i decessi, riduce la durata dei ricoveri laddove si rendono necessari e riduce in maniera significativa gli accessi al pronto soccorso e le visite ambulatoriali. Al San Martino abbiamo trattato fino ad oggi più di 400 pazienti con molnupiravir e i risultati sono molto buoni”.

 

Regioni virtuose

La Liguria è una delle regioni in cui si prescrivono di più gli antivirali orali. Il modello Liguria per la prescrizione di questi farmaci evidentemente è esportabile”. Oltre la Liguria, un’altra regione virtuosa è il Lazio, al secondo posto dopo il Veneto per prescrizioni di antivirali orali ed esperienza dell’utilizzo di molnupiravir. “Sicuramente avere la possibilità di utilizzare farmaci antivirali che riescono a bloccare l’evoluzione della malattia da Covid-19 in pazienti fragili ad alto rischio di progressione e ridurre le ospedalizzazioni è un’arma fondamentale – sottolinea Massimo Andreoni, ordinario di malattie infettive all’ Università di Roma, Tor Vergata, e direttore scientifico SIMIT– la nostra esperienza è assolutamente positiva. Abbiamo indicato per il trattamento con molnupiravir 278 pazienti al 7 giugno e il 55% di essi è giunto al nostro ambulatorio inviato dal medico di medicina generale. In tal senso siamo riusciti a creare un buon rapporto tra ospedale e territorio, il 90% dei pazienti ha beneficiato della somministrazione degli antivirali. Molnupiravir è stato di gran lunga l’antivirale più prescritto perché è facile da gestire, non ha interazioni farmacologiche degne di nota, quindi nei pazienti molto fragili è ben tollerato, dobbiamo imparare ad usarlo molto più spesso e in maniera disinvolta”.

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