Medicina

Prevenzione fin dai primi mesi per costruire le barriere del microbiota

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Starnuti, occhi lucidi, congiuntivite e asma già da settimane fanno soffrire chi soffre di allergie. Come ci si può difendere? «La prevenzione deve cominciare in età pediatrica, in quanto sicuramente esiste una predisposizione genetica alle allergie, ma non solo – spiega l’immunologo Mauro Minelli – . Bisogna considerare che gli allergeni entrano nel nostro organismo anche attraverso la mucosa respiratoria ma soprattutto attraverso la mucosa intestinale, che nei primi mesi di vita è molto permeabile favorendo il passaggio di grandi molecole.

 

Per fare in modo che le pareti della barriera intestinale si sviluppino in modo adeguato e non permettano il passaggio di molecole come gli allergeni, bisogna prestare attenzione agli alimenti che costituiscono la dieta del bambino. A tal proposito numerosi studi hanno confermato la necessità di inserire alimenti come l’uovo, il grano dopo il sesto mese di vita quando la barriera intestinale si è già sviluppata – rimarca Minelli –. I batteri presenti nell’intestino dei bambini nelle prime settimane di vita extrauterina, se non adeguatamente calibrati, potrebbero influenzare lo sviluppo del sistema immunitario e predisporre ad un maggior rischio di sviluppare allergie ed altre disfunzioni».

 

Secondo dati statistici recenti, in Italia gli allergici rappresenterebbero circa il 20% della popolazione, ed il fenomeno appare in crescita costante soprattutto tra i più giovani e le donne. Inoltre il 50% delle persone riferisce di aver avuto almeno una volta nella vita un disturbo di origine allergica. «Il ruolo dell’ereditarietà è determinante – osserva l’immunologo –: un bambino con genitori non allergici ha il 12% di possibilità di manifestare disturbi allergici. Se solo uno dei genitori è allergico, la possibilità di sviluppare un’allergia sale a circa il 20%, che diventa il 50% se entrambi i genitori dovessero essere allergici, per aumentare addirittura fino all’80% nel bambino con madre e padre allergici e sintomatici».

 

I pazienti affetti da allergie «possono contare sull’impiego, oltre che di farmaci convenzionali, anche di probiotici e di prodotti di derivazione batterica, i cosiddetti post-biotici. Che, tuttavia, andranno opportunamente discriminati e selezionati tenendo certamente conto dell’appartenenza filogenetica e delle doti funzionali dei batteri probiotici, ma soprattutto delle esigenze specifiche del singolo soggetto» suggerisce Minelli.

 

«Quindi rimangono certamente da considerare i presidi terapeutici di base a supporto delle comuni allergopatie come la rinite, la congiuntivite, l’asma o gli equivalenti asmatici che si manifestano per lo più con tosse, respiro sibilante e possibile dispnea, disturbi per i quali sono oggi disponibili, oltre agli antistaminici e ai cortisonici topici e/o sistemici, anche alcuni anticorpi monoclonali specificamente orientati contro bersagli sensibili responsabili delle manifestazioni allergiche. Ma non trascuriamo le potenzialità che dalla corretta manipolazione della microflora intestinale possono derivare nel regolare e sostenere le funzioni del sistema immunitario, partendo magari dalla prevenzione», conclude.

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