Benessere

Paure e capricci, insegnare il self-control ai bambini

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I primi 5 anni di vita di un bambino sono cruciali anche per gli adulti che se ne prendono cura: da un lato ci sono individui che iniziano a conoscere il mondo, dall’altro abbiamo genitori che si chiedono come affrontare capricci e paure dei figli. Anche quando un figlio piccolo inizia a comportarsi in un modo bizzarro, per esempio piange insistentemente perché vuole un giocattolo, i genitori possono crescere, imparare e vivere in modo più sereno: come rivela Jazmine McCoy, psicologa ad Atlanta (Stati Uniti), la gestione delle emozioni è uno step di maturazione importante per tutti i componenti di un nucleo familiare.

 

Scatti d’ira

Intervistata da CBCN Make It, McCoy ha prima di tutto spiegato che “l’obiettivo di un genitore è educare un bambino affinché sappia gestire la propria rabbia in modo sano”. Questo, tuttavia, non significa cercare di eliminare completamente quel tipo di sentimento, che se ben dosato può in realtà essere importante. L’esperta ha infatti specificato che “Va bene essere arrabbiati” e questo perché “la rabbia è un’emozione che porta un messaggio. È qui per dirci qualcosa di importante. Quindi prestiamole la dovuta attenzione”.

 

Autocontrollo

Quanto detto finora è in linea anche con un’altra importante ricerca pubblicata dall’American Psychology Association, che ha evidenziato come “imparare a regolare efficacemente le emozioni attraverso il self-control, specialmente quelle intense come la rabbia e la tristezza, può aiutare i bambini a sviluppare resilienza, migliorare la loro capacità di attenzione e potenziare il loro sviluppo cognitivo”.

 

Aggressività

McCoy ha proposto a questo punto anche alcune indicazioni utili per i genitori dei bambini in fase di crescita. Prima di tutto è necessario stabilire dei limiti che non andrebbero mai superati: accettare un’emozione non significa permettere al bimbo di mettere in atto comportamenti dannosi o violenti, come ad esempio attacchi fisici nei confronti di qualcun altro. In secondo luogo è importante riconoscere quello che i propri figli stanno vivendo a livello emotivo: in questo senso, per l’esperta, può essere utile chiedere loro perché sono così irritati e cosa è possibile fare per calmarli. In aggiunta, dimostrare al proprio figlio di essere calmi e tranquilli può rivelarsi un’ottima strategia: in questo caso non servirà necessariamente chiedere loro di inspirare ed espirare lentamente, ma si potranno prendere lunghi e profondi respiri per trasmettere ai più piccoli il proprio senso di pace interiore. Per McCoy, infatti, “Non devono necessariamente essere costretti a fare quel respiro profondo. Si può semplicemente darne l’esempio”. Infine, è cruciale non rispondere alla rabbia con sentimenti altrettanto intensi. Urlare ai bambini può avere effetti negativi duraturi sulla loro autostima e sullo sviluppo emotivo. Anche se l’irritazione non dovesse essere verbalizzata, il figlio potrà comunque percepire la rabbia. Come aggiunge McCoy, in uno scenario simile si potrebbe prendere il minore da parte e dirgli una frase come: “Mi sento frustrato, me ne assumo la responsabilità, chiedo scusa. Ecco come cambierò e affronterò questi sentimenti. E lo vorrei dimostrare anche a te”.

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