Medicina

Misurare il respiro aiuta a vivere meglio

di
Roberto Baldi
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Ci si appresta all’aprile dolce dormire, ma anche all’etcì di stagione che talvolta il sonno te lo toglie. Colpa prevalente della fioritura che mette a giro polline sensibilizzante, trasportato da vettori quali vento, acqua e insetti. Nel caso dell’allergia primaverile, gli allergeni responsabili sono prevalentemente quelli delle graminacee, delle betullacee e simili. La famiglia delle graminacee, la più chiamata in causa, comprende piante erbacee, annue o perenni, con fiori riuniti in spighe o pannocchie terminali; alla famiglia appartengono generi di piante spontanee e coltivate (cereali), talvolta infestanti. Il periodo di impollinazione, con qualche piccola differenza tra le specie, inizia ad aprile, raggiunge la massima intensità nel mese di maggio e poi va a decrescere.

 

Per formulare una diagnosi di allergia stagionale il primo passo è la visita medica che comprende un’anamnesi attenta per valutare quando compaiono i sintomi e la presenza di eventuale familiarità. La valutazione dei sintomi e della loro stagionalità può già fornire un primo orientamento diagnostico. Nel caso di reazione allergica a uno o più allergeni compare nella zona corrispondente un pomfo pruriginoso. Con l’esecuzione di questo test si arriva ad un preciso inquadramento diagnostico. Si testano gli allergeni principali che sono i pollini, le polveri, le muffe, gli epiteli degli animali domestici, cane e gatto, ed il lattice.

 

L’apparato più frequentemente interessato è quello respiratorio, a cominciare dalla prime vie aeree per arrivare nei casi più gravi ai polmoni, dove si può verificare in prima istanza una diminuzione della capacità respiratoria rilevabile con una semplice spirometria, prima ancora di avventurarsi negli esami radiologici. Esame questo che è diventato di routine soprattutto in chi fa sport, in maniera da stabilire, indipendentemente dalle stesse cause allergiche, il volume massimo di aria che l’individuo può emettere con un’espirazione forzata, dopo una inspirazione altrettanto forzata. L’apposito apparecchio dovrebbe fornire un volume massimo di circa 3.500÷5.000 cm3. Molto usato in tempi di Covid è anche il saturimetro o pulsossimetro, che serve a misurare l’ossigenazione del sangue per sapere se i polmoni riescono ad assumerne in quantità sufficiente dall’aria che respiri.

 

I valori normali di ossigenazione (riportati come SpO2) vanno dal 97% in su, ma non sono preoccupanti valori fino a 94%, soprattutto in pazienti con note patologie polmonari. Problemi tutti particolari ha chi svolge attività sportiva, che soffre le conseguenze generali dell’inquinamento e deve trascorrere il pomeriggio nei pressi di un campo erboso in piena fioritura. A tutto ciò può sommarsi la conseguenza dello sforzo legato all’allenamento o alla partita.

 

Che si fa? Sarebbe stato bene intanto prepararsi a questa evenienza con prodotti preventivi, quando la fioritura era ancora di là da venire. Nei casi possibili utili anche i cicli di desensibilizzazione. In piena fioritura non resta che ricorrere all’antistaminico di ultima generazione, che non provochi sonnolenza e senso di affaticamento. Ma ricordiamoci, per l’asmatico abituale, di portarsi dietro anche qualche boncodilatatore pronto all’uso per non trovarsi impreparati di fronte all’eventuale crisi asmatica.

 

La terapia risolutiva sarebbe l’allontanamento della fonte allergenica, ma non sempre è possibile. Si inizia con spray nasali, per proseguire con antistaminico o, in casi più gravi, col cortisone che viene dato per via orale. La soluzione più efficace, soprattutto per pazienti pediatrici, è l’immunoterapia, ovvero il vaccino antiallergico, che non solo agisce sull’allergia in atto, ma previene la cosiddetta marcia allergica. Infatti, un bambino che a 5 anni è allergico alle graminacee, nell’età dell’adolescenza, nella maggior parte dei casi, manifesterà allergie agli acari della polvere, agli alimenti e magari al nichel, perché si genera una iperreattività del sistema immunitario.

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