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Meccanica o biologica: così funzionano i due tipi di protesi

di
Maurizio Maria Fossati
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Nel caso di intervento chirurgico per la sostituzione di una valvola cardiaca malata, la protesi artificiale può essere di due tipi: meccanica o biologica. Le valvole meccaniche sono realizzate in leghe metalliche, carbonio pirolitico, e solitamente hanno anelli di sutura in poliestere. Offrono così il vantaggio di essere molto robuste e, una volta impiantate, di durare per tutta la vita. La presenza di materiali sintetici, però, rende necessaria l’assunzione quotidiana di una terapia anticoagulante. Le valvole biologiche sono realizzate con materiale di origine animale (pericardio bovino o di maiale) che non richiede, in generale, una terapia anticoagulante associata. Sono però destinate a degenerarsi nel tempo, come le valvole native. La scelta della valvola più adatta, dipende fondamentalmente dal paziente: se è giovane, meglio una meccanica, se anziano, è più indicata la biologica. Vi è poi la possibilità, ancora limitata, del trapianto omologo che prevede l’impiego di valvole umane, trattate e sterilizzate, provenienti dal cuore di un donatore.

 

La ricerca non si ferma. Da un decennio sono disponibili valvole auto espandibili che possono essere impiantente senza punti di sutura, riducendo così i tempi di intervento. Valvole e tecniche mininvasive particolarmente adatte a pazienti anziani e con patologie che li rendono difficilmente operabili.

 

 

A CUORE APERTO Quando si utilizza la circolazione extracorporea

 

Ogni anno in tutto il mondo vengono eseguiti oltre 1 milione di interventi chirurgici a cuore aperto utilizzando la circolazione extracorporea con macchine cuore-polmone. Nel corso di ogni intervento di sostituzione o riparazione valvolare cardiaca è necessario arrestare i battiti del cuore per permettere al chirurgo di lavorare in tutta tranquillità sulla valvola malata. Il chirurgo isola pertanto il cuore e i polmoni del paziente, ponendo a monte e a valle del cuore alcune cannule che convogliano la circolazione sanguigna al sistema di circolazione extracorporea. La macchina cuorepolmone è costituita da un circuito esterno che sostituisce per la durata dell’intervento la funzione di pompa del cuore e di ossigenazione del sangue assicurata normalmente dai polmoni. Il cuore viene fermato grazie all’iniezione di una soluzione detta cardioplegia che paralizza in maniera artificiale l’attività cardiaca e protegge l’organo nel corso dell’intervento. A questo punto il paziente viene tenuto in vita dal sistema di circolazione extracorporea: un insieme di pompe, strumenti di monitoraggio e sistemi di sicurezza meccanici, elettronici e informatici. La pompa che supplisce la funzione cardiaca riceve il sangue da un serbatoio venoso e lo invia al paziente passando attraverso l’ossigenatore. L’ossigenatore è un polmone artificiale monouso che, come avviene nei polmoni i naturali, arricchisce di ossigeno il sangue eliminando l’anidride carbonica. Può anche regolare la temperatura del corpo del paziente. In uscita dell’ossigenatore, prima che il sangue venga reintrodotto nell’aorta, c’è un filtro arterioso che ha il compito di eliminare tutte le impurità ed eventuali bolle d’aria presenti nel sangue.

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