Benessere

Lavoro smart e meno stress rendono il cuore più forte

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Negli ultimi anni, la flessibilità sul lavoro è diventata un tema sempre più importante nel contesto aziendale. Soprattutto dopo il biennio della pandemia e le esperienze delle chiusure forzate, con la necessità di riorganizzare mansioni e ruoli da remoto, molte realtà e imprese, di grandi, medie e piccole dimensioni, hanno adottato pratiche in linea con le mutate esigenze di capi e dipendenti. Oltre a creare maggiore armonia nell’ambiente professionale, rivedere l’orario lavorativo in chiave smart, e introdurre maggiore elasticità nella gestione dei compiti dei singoli componenti di un gruppo, con meno stress, potrebbe ridurre il rischio di malattie cardiovascolari dei dipendenti. È quanto evidenzia un nuovo studio condotto da ricercatori della Penn State e della Harvard T.H. Chan School of Public Health, una tra le prime analisi pionieristiche nel settore.

 

Più equilibrio

Nelle aziende e negli uffici che hanno messo a punto interventi ideati per ridurre il conflitto tra il lavoro dei dipendenti e la loro vita personale, i ricercatori hanno osservato che, in coloro che presentavano inizialmente rischi più elevati sul fronte del cuore e del metabolismo, dopo l’introduzione di nuove modalità di lavoro meno complesse, si assisteva a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, arrivando ai livelli di un soggetto di 5-10 anni più giovane.

 

“Siamo stati in grado di studiare come cambiamenti strutturali nella cultura del lavoro abbiano permesso ai dipendenti di avere meno conflitti tra il lavoro e la loro vita personale”, ha dichiarato il co-autore Orfeu Buxton, professore di biocomportamento e direttore del Sleep, Health & Society Collaboratory presso la Penn State. “Ciò che ci entusiasma è che, effettivamente, abbiamo trovato dei riscontri. Abbiamo scoperto che intervenire su metodi e orari di lavoro ha comportato una riduzione del pericolo di malattie cardiovascolari, specialmente per i dipendenti con un rischio cardio-metabolico iniziale più elevato”.

 

Maggiore benessere, stessa produttività

Ha confermato la co-autrice dello studio Lisa Berkman, professoressa di politica pubblica ed epidemiologia e direttrice del Center for Population and Development Studies della Harvard Chan School: “Quando le condizioni stressanti sul lavoro e il conflitto tra professione e sfera privata sono stati attenuati, abbiamo osservato una diminuzione della possibilità di insorgenza di malattie cardiovascolari tra i dipendenti più vulnerabili. E ciò senza che ci fosse alcuna ricaduta negativa sulla loro produttività”. Ha aggiunto Berkman: “Questi risultati potrebbero essere particolarmente significativi per i lavoratori a basso e medio reddito che, di solito, hanno meno controllo su orari e richieste in ambito professionale e, sul fronte della salute e del benessere, sono più esposti alle disuguaglianze”.

 

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