Medicina

La diagnosi rapida dell’infarto salva la vita

di
Giorgia De Cupertinis
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Uno strumento in grado di eseguire la troponina ad alta sensibilità in meno di otto minuti. Uno strumento per determinare, in un breve lasso di tempo, chi ha un infarto in corso – e dirottarlo quindi nei centri di cura appositi – o chi, invece, ha dolore toracico, ma non un attacco di cuore.

 

Uno strumento che punta a una diagnosi rapida e corretta e, allo stesso tempo, a migliorare il rendimento del pronto soccorso, riducendo lo stress dei medici che potranno in questo modo ottimizzare le tempistiche dei laboratori. In altre parole, è l’analizzatore Atellica VTLi, la nuova tecnologia studiata per fornire ai medici i risultati del test standard di laboratorio utilizzando semplicemente il campione di sangue prelevato dal polpastrello del paziente.

 

È questo, infatti, lo strumento innovativo a favore del miglioramento dei percorsi di cura e dell’avanzamento tecnologico dei work flow sanitari che, fornendo risultati hs-cTnI, aiuta i medici a diagnosticare correttamente e a trattare tempestivamente gli attacchi di cuore, accelerando diagnosi e percorso di cura per i malati, ma evitando allo stesso tempo il trasporto e l’accesso alle strutture sanitarie dei pazienti che possono essere curati a casa.

 

«L’emergenza è un setting particolare: il tempo per prendere decisioni è poco e la tipologia di pazienti è quasi sempre sconosciuta. Il grande vantaggio di queste tecnologie diagnostiche, su cui lavoriamo, è quello di fare esami rapidi e sicuri accanto al paziente – spiega il dottor Giovanni Sbrana, direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza ASL Toscana Sud Est (Arezzo), –.

 

In questo preciso caso, lo strumento ci permette di eseguire il test della troponina, cioè un segnalatore precoce di malattie del cuore acute. Tecnologie, queste, che fino a pochi anni fa erano macchine complicate e presenti solo nei grandi ospedali mentre oggi, invece, sono grandi poco più di un telefono cellulare e capaci di dare risposte tempestive».

 

Lo strumento, utilizzato in ambito pre-ospedaliero o direttamente a casa del paziente, può infatti supportare l’operatore sanitario a una decisione clinica rapida riuscendo ad anticipare la diagnosi. E limitare, nei casi non gravi, il sovraccarico dei pronti soccorsi evitando l’accesso dei pazienti che non ne hanno bisogno.

 

«La tecnologia che stiamo studiando oggi ci permette di eseguire la cosiddetta diagnosi di esclusione e capire se il paziente ha bisogno di un centro per l’infarto oppure no – continua Sbrana –. La diagnosi, in questo modo, può cominciare a casa del malato, con strumenti affidabili e di qualità come quelli che si trovano in laboratorio».

 

Non solo. «In questo modo anche eventuali complicazioni potranno essere monitorate e tenute sotto controllo – precisa – perché in soli otto minuti il paziente saprà se è a rischio di un’evoluzione negativa o meno. Allo stesso tempo, si previene anche il sovraccarico di esami e di controlli in pronto soccorso per il paziente.

 

Con macchine come queste, in poco tempo, possiamo infatti comunicare al paziente se è ad alto rischio, velocizzando il flusso e le risposte, senza dover aspettare ore in ospedale per ottenere il risultato di lunghi esami. Ovviamente, soltanto l’alta tecnologia non basta, ma è fondamentale la presenza di professionisti che conducano la macchina».

 

Lo studio è stato avviato a fine 2021 ed è ancora in corso, ma i primi risultati si sono già dimostrati più che soddisfacenti. «Così si riducono i tempi di attesa e si rende più fluido il work flow, aiutando operatori e pazienti – prosegue Sbrana –. Sono sicuro che in poco tempo, se la tecnologia prenderà piede, i pazienti apprezzeranno sempre di più questo strumento».

 

Il test della troponina diventa molto utile, infatti, nella diagnosi di infarto quando l’ecg non è diagnostico: negli infarti definiti «nstemi», quest’ultimo non fornisce informazioni e in questi casi il dosaggio della troponina risulta quindi fondamentale per la decisione clinica.

 

«È una macchina che si accende a batteria – conclude Sbrani – e funziona in pochi minuti: l’obiettivo è raggiungere una diagnosi precisa in tempi brevi, migliorando la gestione del tempo degli operatori sanitari, che sono sempre meno, e dei pazienti, per rispondere alle loro esigenze di salute»

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