Medicina

Il distanziamento sociale di un metro serve davvero a contenere il Covid?

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Da quando è esplosa la pandemia, il distanziamento sociale di un metro è stato ribadito in continuazione come una delle principali precauzioni anti contagio. Ma serve davvero? In più occasioni gli scienziati hanno sollevato dubbi sulla sua efficacia e adesso al novero dei perplessi si uniscono i ricercatori dell’Università di Cambridge, che hanno definito questa distanza “una misura di sicurezza arbitraria”, più facile da comunicare e ricordare che realmente utile. Secondo gli ingegneri che hanno condotto lo studio, specializzati in dinamica dei fluidi, la trasmissione per via aerea del Covid-19 è estremamente casuale. Improbabile quindi che resti contenuta in uno spazio quantificabile in modo preciso e univoco, che sia il metro raccomandato in Italia o addirittura i due metri consigliati nel Regno Unito. E ciò vale sia negli spazi chiusi, sia all’esterno.

 

I droplet non rispettano una distanza precisa

 

“Una parte del modo in cui questa malattia si diffonde è appannaggio della virologia: la concentrazione del virus nel corpo, quante particelle virali vengono espulse quando si parla o si tossisce”, spiega uno degli autori, Shrey Trivedi, “Ma un’altra parte attiene alla meccanica dei fluidi: cosa accade ai droplet quando vengono espulsi. In quanto specialisti nella materia, siamo una sorta di ponte dalla virologia di chi trasmette alla virologia di chi riceve”.

 

 

Per chiarire appunto questa dinamica e misurare fin dove possono arrivare le particelle espulse dalla bocca di una persona senza mascherina, gli ingegneri hanno condotto una serie di avanzate simulazioni al computer. Hanno così scoperto che “non esiste una netta demarcazione una volta che i droplet superano i due metri di distanza”. Le goccioline più grosse si depositano nelle immediate vicinanze, ma quelle più piccole possono rapidamente spingersi ben oltre la distanza di sicurezza raccomandata. Senza contare che l’intensità dei colpi di tosse può variare molto di volta in volta, modificando in modo sensibile la quantità di particelle espulse e la distanza che coprono.

 

Vaccino, mascherina e ventilazione contro il contagio

 

Ci sono troppe variabili in gioco nella diffusione aerea del virus, insomma, perché il distanziamento di uno o due metri sia davvero una misura attendibile ed efficace. Sono altri tre gli strumenti fondamentali per il contenimento del contagio, concludono i ricercatori: vaccino, mascherine e ventilazione. “Non vediamo tutti l’ora di lasciarci alle spalle la pandemia, ma raccomandiamo che la gente continui a indossare la mascherina anche in ambienti chiusi come uffici, aule e negozi”, dice il professor Epaminondas Mastorakos; “Non esiste alcuna ragione valida per esporsi al rischio, fintanto che il virus è in mezzo in noi”.

 

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Physics of Fluids.

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